Filosofia

Il Galateo della discussione: un codice di condotta

19 Novembre 2014

Grazie agli interventi di studenti, lettori e commentatori, nelle due ultime settimane abbiamo elaborato una prima bozza, un primo canovaccio, delle regole della discussione “cortese”, che non è però quella in cui si è già d’accordo in partenza, bensì quella in cui, benché sia presente una divergenza di opinioni,  gli interlocutori, invece di farsi la guerra, accettano regole condivise per tentare di risolverla. Questo è il loro obiettivo, anche se non necessariamente lo raggiungeranno: le posizioni potranno restare distanti, ma si saranno certamente chiarite, forse rafforzate o forse invece, indebolite. Sicuramente però, se gli interlocutori avranno rispettato le regole, non avranno commesso violazioni irreparabili o infranto divieti, alla fine, col tempo, si saranno forse anche trasformati, incarnando un metodo diverso da quello della retorica della prevaricazione e dell’ideologia (per una definizione di ideologia vedi qui).

Al centro della discussione troviamo l’argomentazione: un’attività verbale e sociale che mira a convincere un interlocutore ragionevole che la propria posizione (o “tesi”) su un determinato argomento sia accettabile. Ovviamente, per sostenere una tesi (o per confutarla, negarne la validità o l’accettabilità) occorre fornire delle prove, dare delle motivazioni, altrimenti restiamo nell’ambito delle opinioni private. Chiaramente, per questa attività ci vogliono regole condivise.

Un’argomentazione pro o contro una tesi può essere semplice (quando si presenta una sola argomentazione pro o contro la tesi) o più complessa (quando ve ne sono di diverse, l’una accanto all’altra o in una concatenazione di tipo  subordinativo dell’una nei confronti dell’altra). In questo contesto, troviamo poi diversi tipi di schemi argomentativi (argomento d’autorità, analogia, della causa, delle conseguenze ecc.) che devono essere attentamente vagliati. Nel caso ci sia un pubblico, potrebbe prevalere l’obiettivo della persuasione, dell’ottenere ragione a tutti i costi, più che quello di avere davvero ragione.

In una discussione avremo diversi momenti, nell’ambito dei quali difenderemo il nostro diritto di lanciare una sfida all’interlocutore, la libertà di accettarla, rispetteremo l’obbligo di difendere le nostre posizioni se ci viene richiesto di farlo, stabiliremo a chi spetta l’onere della prova, chi deve dimostrare che cosa, con quali metodi, da quali punti di riferimento partire e, infine, attaccheremo e difenderemo le nostre tesi con uno o più argomenti ritenuti più o meno (logicamente) validi e (intersoggettivamente) buoni dall’interlocutore.

Nella storia della retorica e della logica si è sempre parlato delle fallacie come di errori di ragionamento, ma noi intendiamo con “fallacia” una violazione delle regole del codice di condotta, dell’etica della discussione (per questa definizione vedi van Eemeren e Grootendorst 2008). Se tale violazione non viene eliminata, se la discussione che deraglia dai suoi binari (per un qualsiasi motivo) non viene rimessa in carreggiata, allora lo scambio fallisce.

Le condizioni necessarie della discussione, quelle, cioè, tolte le quali non si dà alcuna discussione, sono in generale due (e chi discute è responsabile della loro applicazione): il principio di cooperazione e il principio di carità interpretativa (al riguardo vedi Paul Grice 1993).

Se non accettiamo di cooperare per comporre la nostra divergenza di opinioni, facciamo altro: non stiamo davvero discutendo, il nostro è un esercizio retorico o manipolativo.

Se non interpretiamo in modo adeguato quanto il nostro interlocutore ci dice, se per esempio facciamo finta che dica cose diverse da quelle che ha effettivamente detto o gli chiediamo di rendere conto di ogni parola usata, pratichiamo la tattica del filibustiere (che boicotta la discussione fingendo di accettarla).

Se decidiamo di cooperare, questo significa 1) che non dovremmo dire nulla di incomprensibile (e che, qualora le nostre argomentazioni o le nostre parole risultassero incomprensibili, dovremmo sforzarci di chiarirle), 2) che non dovremmo mentire (in caso contrario, non stiamo cercando di comporre una divergenza di opinioni bensì di ingannare qualcuno; per quanto la menzogna possa in certi casi essere ritenuta lecita, per esempio come autodifesa, in ogni caso si tratta di un’attività diversa), 3) che non dovremmo parlare in eccesso (monologhi) o a vanvera (cioè, ogni cosa  che diciamo deve essere connessa con quanto si è detto prima ed essere rilevante per la situazione nella quale ci troviamo).

Dobbiamo essere, insomma, chiari, sinceri, pertinenti, efficienti nella nostra argomentazione. Il resto fa parte della peggiore retorica, quella manipolatoria o quella che si cura di celare la mancanza di argomenti.

Quando discutiamo, attraversiamo idealmente (anche solo in modo implicito) quattro momenti, non necessariamente nell’ordine che segue. Dovremmo innanzitutto 1) presentare quanto va detto e conosciuto sulla tesi in questione; 2) inoltre, evitare atteggiamenti che possano precluderci la possibilità del confronto; 3) quindi, giustificare la nostra posizione (o attaccare quella della nostra controparte) controllando il modo in cui usiamo i nostri argomenti e gli schemi argomentativi accettabili; infine 4), raggiungere un accordo sulle conclusioni (la tesi è stata difesa dai dubbi e dai tentativi di confutazione? O dobbiamo ritirarla?). In sintesi: 1) status quaestionis; 2) confronto delle posizioni; 3) argomentazione; 4) valutazione delle conclusioni.

Quando avanziamo una tesi, dobbiamo a) considerare la possibilità di enunciare in modo conciso il problema che ci interessa; b) delucidare il significato di alcuni termini eventualmente ambigui o poco noti; c) spiegare perché riteniamo che il tema affrontato sia rilevante, quali siano le conseguenze della sua eventuale risoluzione; d) enunciare quali sono le soluzioni alternative e criticarle (ove necessario); e) enunciare la soluzione che proponiamo.

Nel secondo momento della discussione, dobbiamo porre a confronto la tesi che viene difesa e la critica a tale tesi, permettendo sempre e comunque al nostro interlocutore di esporre la propria tesi e prendendo in considerazione la rilevanza e la forza degli argomenti utilizzati.

Nel terzo momento controlleremo gli argomenti utilizzati e la loro validità logica, tenendo in considerazione che in questo caso le cose possono diventare complesse, e che quindi ci vuole un buon metodo di controllo (condiviso) delle ragioni fornite. All’argomentazione, in questa fase può seguire una controargomentazione, che mira alla confutazione del nostro avversario (possiamo spiegare perché il problema è mal posto, sottolineare che alcuni termini sono impiegati a sproposito o sono ambigui, che il problema o la sua soluzione sono irrilevanti, che ci sono posizioni migliori ecc.).

Se non abbiamo impedito all’interlocutore di esporre la sua tesi, se abbiamo chiarito in modo adeguato (per entrambi) i termini del problema e rispettato le regole d’uso degli argomenti, se abbiamo eventualmente confutato (o fortemente indebolito) la posizione della nostra controparte, allora possiamo concludere, accettando la tesi difesa in modo convincente o ritirandola qualora sia stata confutata.

A questo punto possiamo fornire il decalogo della discussione (il Galateo promesso).

 

1) Non usare mai formulazioni poco chiare, ambigue o confuse, e non interpretare in modo tendenzioso le affermazioni della controparte (regola dell’uso del linguaggio)

2) Non impedire alla tua controparte nella discussione di avanzare o mettere in dubbio una tesi (regola della libertà).

3) Se avanzi una tesi, non rifiutarti di difenderla qualora ti venga chiesto di farlo (regola dell’onere della prova).

4) Non attribuire alla controparte in modo surrettizio premesse implicite nel suo ragionamento e non rifiutarti di assumere l’onere della prova per le premesse che hai lasciato implicite nel tuo (regola delle premesse implicite).

5) Non criticare una posizione che la tua controparte non ha mai sostenuto (regola della tesi).

6) Non presentare qualcosa come un punto di partenza condiviso, se non lo è, e non negare che lo sia, se invece lo è (regola del punto di partenza).

7) Non difendere la tesi attraverso qualcosa che non si può considerare un argomento o attraverso un argomento non pertinente (regola della pertinenza).

8) Non usare argomentazioni che non siano logicamente valide o che non possano essere rese tali esplicitandone le premesse implicite (regola della validità).

9) Non usare schemi argomentativi in modo inadeguato, senza cioè rispettarne i relativi criteri di accettabilità e non considerare conclusivo un ragionamento che sia costruito in modo inaccettabile (regola degli schemi argomentativi).

10) Non continuare a sostenere una tesi che non sia stata difesa in modo conclusivo e non continuare a dubitare di una tesi che lo sia stata (regola della conclusione).

 

Fermo restando il fatto che l’ottava e la nona regola sono le più complesse da spiegare, per cui ci toccherà sicuramente intervenire di nuovo, e che la decima risulta spesso la più difficile da accettare, invitiamo di nuovo i lettori a partecipare al chiarimento e alla verifica di ciascuna regola enunciata, soprattutto per vedere in quali casi tali regole siano state violate, come nelle discussioni che alleghiamo in forma di fumetto (il cui autore è Peter van Straaten).

 

Logon Didonai

 

 

Per approfondire:

Sul principio di cooperazione e di carità interpretativa:

Paul Grice, Logica e conversazione. Saggi su intenzione, significato e comunicazione, Il Mulino, Bologna 1993.

Sulle regole della discussione e sulle fallacie come loro violazione:

Frans H. van Eemeren, A. Francisca Snoek Henkemans, Il Galateo della discussione (orale e scritta), Mimesis, Milano 2011.

Frans H. van Eemeren, Rob Grootendorst, Una teoria sistematica dell’argomentazione. L’approccio pragma-dialettico, Mimesis, Milano 2008.

Sulle violazioni del Galateo:

Francesco F. Calemi, Michele Paolini Paoletti, Cattive argomentazioni: come riconoscerle, Carocci, Roma 2014.

Adelino Cattani, Botta e risposta, Il Mulino, Bologna 2001.

Frans H. van Eemeren, Rob Grootendorst, Peter van Straaten, L’argomentazione a fumetti. Corso accelerato in venti lezioni, Mimesis, Milano 2009.

Le puntate precedenti sugli Stati Generali

Gli Stati Generali dell’argomentazione : un invito

Religione, questioni di genere, omofobia: un esempio di fallacia.

La questione delle funzioni del linguaggio applicata al dibattito sull’omosessualità.

 

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