UE
Se ci fosse Grillo al posto di Tsipras, lo staremmo massacrando
La Grecia a un passo dal default con i mercati nel panico e i leader europei piuttosto smarriti. Perché non sanno indicare una rotta precisa. E forse non hanno davvero una strategia alternativa, abituati come sono alla navigazione a vista. Del resto se l’Europa avesse avuto un piano ben definito non si sarebbe impelagata nel pasticcio greco che, ricordiamo, è cominciato nel 2009. Non proprio due giorni fa. E se è nato il ‘fenomeno Tsipras’, a prescindere dal giudizio personale sul premier della Grecia, un po’ di colpa (se di cola si può parlare) va ascritta anche dell’Europa.
Insomma, la gara a individuare solo ora il colpevole appare un giochino mediatico, magari per cercare di scaricare sulla Grecia alcune responsabilità storiche. Ma ammettiamolo: questa Unione europea non piace più agli europei, è ormai un fatto conclamato. Basta menzionare le varie elezioni, iniziando dalla Spagna finendo alla Gran Bretagna mettendoci in mezzo la Polonia, la Finlandia e anche la Danimarca. E fingendo di dimenticare che in Francia e in Italia le forze anti-euro prendono quota. La Grecia, in tale cornice, assurge solo a primo esempio della situazione, a quello che si definirebbe punta dell’iceberg. Il 5 luglio il popolo greco, salvo risultati clamorosi, potrebbe sancire il rifiuto delle proposte dei creditori, urlando un democratico “no” all’Europa.
Da osservatori esterni e interessati, o meglio da europeisti convinti che sono affranti dinanzi a questo (non) disegno di Europa, in fondo l’eroismo suicida di Alexis Tsipras quasi ci affascina, perché in una condizione di netta inferiorità sta sfidando i giganti, che peraltro sono suoi creditori. Con un intento: rifiutare questo tipo di Unione europea, a costo di schiantarsi contro il default. Ora come ora è difficile immaginare cosa accadrà, è probabile che i cittadini greci dovranno passare una fase storica ed economica ancora peggiore rispetto a quella recente. Ed è già tutto dire.
D’altra parte, dobbiamo – da italiani – porci una domanda: cosa sarebbe accaduto se tutto ciò fosse accaduto all’Italia e al posto di Alexis Tsipras ci fosse stato, tanto per fare un nome, Beppe Grillo? Avrebbe avuto il più o meno tacito consenso di una parte di analisti? Sarà pur vero che i due leader non si possono paragonare per storia e cultura politica. Ma il punto di contatto su questo tema è ineludibile: non a caso il fondatore del Movimento 5 Stelle ha elogiato, in un recente intervento, la posizione del primo ministro greco. Un segnale per dire agli elettori: “guardate, anche noi faremmo così”. Solo che sull’altro fronte ci sarebbero opinioni massacranti sulla “irresponsabilità” dei pentastellati con il corollario di attacchi.
Tutto il dibattito sulla Grecia mi fa venire in mente quindi che, come accade spesso, l’Italia si fa forte con i muscoli degli altri. A patto che non sia lei a pagare il conto. Perché, in quel caso, “gli atti di coraggio” intestati ai leader stranieri si trasformano, magicamente, in gesti di irresponsabilità se fatti in patria. Ma, temo, dobbiamo prepararci: la caduta della Grecia provocherà scosse telluriche, in senso economico, anche nella Penisola. E allora dovremo avere le idee chiare, indipendentemente da chi propone determinate posizioni sull’Europa. Sia Grillo, sia Berlusconi o sia Renzi.
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