Enti locali

Quel romanzo criminale che non finisce mai

2 Dicembre 2014

Sotto la famigerata Panda del sindaco Ignazio Marino, dietro agli interminabili lavori della Metro C, di fronte a una Capitale con le periferie prossime all’esplosione, c’è di peggio. Molto di peggio: un’associazione mafiosa che controllava i movimenti economici di Roma.

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L’operazione “Mondo di mezzo” sembra tragicamente perfetta per aggiungere un nuovo capitolo a quel Romanzo Criminale, la rivisitazione in chiave narrativa della Banda della Magliana, che ha riscosso tanto successo di pubblico. Con un grande merito (al netto di qualche processo di mitizzazione): riaccendere i riflettori su un fenomeno criminale finito in parte nel dimenticatoio. Non a caso, secondo quanto sostengono gli inquirenti, il punto di riferimento della struttura mafiosa è Massimo Carminati, uomo dell’estrema destra, associato proprio alla Banda della Magliana.

Il coinvolgimento nelle indagini dell’ex sindaco Gianni Alemanno (è bene ricordare che si tratta di indagini e nemmeno di un rinvio a giudizio, quindi è bene attendere prima di emettere sentenze) ha quasi oscurato la gravità di quanto emerso: prima di tutto l’operazione della Procura di Roma è bipartisan. I referenti, insomma, erano stati individuati su più fronti.

Nel “Mondo di mezzo”, infatti, ci sono finiti anche esponenti del Pd, che – come gli altri – sono chiamati a dimostrare la propria estraneità ai fatti. Stando a quanto riferito dalle indagini supervisionate dal procuratore capo, Giuseppe Pignatone, nella Capitale si era insediato un sistema oliato che gestiva appalti e rapporti con tutti: dalla politica all’imprenditoria, fino alle Istituzioni locali e ai servizi segreti.

Il quadro è ancora troppo in evoluzione per scrivere il capitolo aggiuntivo del Romanzo Criminale. Ma gli ingredienti per cucinare una ricetta simile ci sono tutti. E, al di là della questione romanzesca, c’è una constatazione pratica: Roma non è immune da un’organizzazione malavitosa ben strutturata (come si pensava di recente e come si sosteneva ai tempi della Banda della Magliana). Anzi, come ha sottolineato Pignatone: «Ci sono diverse organizzazioni mafiose».

La ramificazione, scoperchiata dall’inchiesta, rivela dunque un contesto di malaffare capillare, tutt’altro che occasionale né tantomeno legato a capetti di borgata. Non si tratta del prosieguo della Banda della Magliana, bensì della sua evoluzione, di un meccanismo che agiva secondo un preciso «metodo mafioso», benché non vantasse legami con i clan meridionali.

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Il Romanzo Criminale, insomma, non è finito: ha solo cambiato registro. E dovrebbe riportare con urgenza un vecchio tema nell’agenda politica: la lotta alla corruzione e alle mafie a tutti i livelli.

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