Energia
La transizione energetica passa attraverso il gas naturale
Le principali sfide del futuro? Molte hanno a che fare con l’energia. Il mondo dell’energia attraversa oggi un momento di incertezza, per via dei prezzi del petrolio ma anche a causa delle instabilità economiche e geopolitiche. Non solo le risorse fossili sono in esaurimento, ma il numero di coloro che le pretendono cresce ed i consumi globali aumentano. Un fattore esterno al sistema energetico rende il quadro più complesso: si tratta del climate change, cioè tutte quelle alterazioni che le emissioni per la produzione di energia da fonti fossili hanno contribuito a provocare al clima. Gli effetti del riscaldamento del pianeta sono indiscutibili. Una delle principali misure per ridurre le emissioni in atmosfera ha a che fare proprio con il mondo energetico: diminuire i consumi e convertire il sistema fossile verso un sistema carbon free. La transizione non è però un processo facile e immediato, soprattutto per i paesi emergenti che vorrebbero (in parecchi casi) invece sfruttare le cosiddette “risorse e fonti tradizionali”.
L’accesso all’energia gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo sostenibile di molti paesi emergenti, e i negoziati sul clima proseguono a livello globale. I maggiori protagonisti del settore energetico, con i principali leader e i massimi esperti in materia si sono interrogati, e certamente continueranno a farlo, sull’evoluzione del panorama energetico.
Il 20 settembre scorso, ad esempio, si è tenuto presso Palazzo Mattei a Roma il convegno internazionale dal titolo The future of Energy promosso da The European House – Ambrosetti e Eni. Un momento di confronto e riflessione importante focalizzato sul destino energetico del globo alla luce del calo repentino del prezzo del petrolio, delle ultimissime scoperte di giacimenti di gas soprattutto nel bacino orientale del Mediterraneo e in Africa, e dell’affermazione delle rinnovabili a fronte di un contenimento progressivo dei costi di installazione. L’entità delle riserve mondiali, peraltro, di idrocarburi e del petrolio è uno dei maggiori interrogativi della comunità economica internazionale da decenni.
Ad aprire il convegno è stata la presidente di Eni, Emma Marcegaglia, che ha disegnato un bilancio del momento di stagnazione economica registrato a livello mondiale, e che si manifesta principalmente in Europa. Lo scenario risulta così complicato dal momento difficile per il mercato dell’energia, che suggerisce un cambio di rotta per riconquistare maggiore competitività. Per questo la via della sostenibilità sembra ineludibile, e il gas si presenta come la fonte pulita che oggi può accompagnare il pianeta verso la definitiva transizione energetica. Il fabbisogno di gas naturale di Eni in Italia, ad esempio, è oggi soddisfatto prevalentemente con approvvigionamenti di provenienza estera, principalmente dalla Russia, dall’Algeria, dal Mare del Nord e dalla Libia. Il gas è un carburante “biocompatibile” dato che la quantità di sostanze nocive emesse nell’atmosfera durante la combustione è inferiore rispetto agli altri tipi di carburante. A parità di energia prodotta, il gas metano produce meno anidride carbonica (in media dal 25 al 40% in meno) se paragonato ad altri combustibili provenienti da fonti fossili come petrolio e diesel. L’Italia è al centro di questa strategia, con l’ambizione di diventare hub strategico del gas per il resto d’Europa.
Energia, sviluppo e sostenibilità ambientale sono quindi le parole d’ordine. Una sfida difficile ma possibile, e soprattutto necessaria, se pensiamo che da oggi al 2040 la popolazione avrà raggiunto circa i 9 miliardi e la domanda di energia crescerà del 50%; non è accettabile che 1,3 miliardi di persone non possano accedere alle risorse di cui peraltro i paesi dispongono.
Come spiegato da l’ad di Eni Claudio Descalzi, bisogna continuare a lavorare per riuscire a consentire l’accesso all’energia a un miliardo e 300 milioni di individui ancora privi di questa risorsa essenziale e ridurre le emissioni di CO2 correlate alla produzione energetica. Eni ha definito una sua strategia per la riduzione delle emissioni climalteranti, che integra interventi operativi e gestionali allo sviluppo di linee di ricerca nell’innovazione tecnologica. La climate strategy del Gruppo passa in primis proprio attraverso la valorizzazione del gas naturale e come fonte di transizione verso le rinnovabili, e partnership con i paesi produttori di idrocarburi, per lo sviluppo di sistemi energetici low carbon.
La carenza di sviluppo peraltro è spesso collegata alla mancanza di energia nei paesi emergenti. Ad esempio l’Africa, come risaputo, detiene enormi risorse energetiche ma non può accedervi. Quello che serve è perciò anche ripensare i modelli di business.
La soluzione sembra essere quella di mettere a punto un piano sovranazionale a livello europeo per raggiungere un mix pulito di gas e rinnovabili, al fine di garantire la sicurezza energetica europea e aiutare anche i Paesi vicini del Mediterraneo. Per le rinnovabili – fonti del futuro – c’è bisogno di tempo e quindi rafforzare il ruolo del gas, abbondante proprio nei Paesi vicini all’Europa appare come la concreta strada per raggiungere gli obiettivi in termini di sicurezza e diversificazione.
Una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento del vecchio continente se la augura anche il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda. Quest’ultima sembra percorribile proprio attraverso le rotte che conducono verso l’Africa e il bacino orientale del Mediterraneo, intervenendo per migliorare e connettere la rete di infrastrutture energetiche a salvaguardia della sicurezza energetica che si fonda prevalentemente sul gas.
Transizione significa quindi modernizzazione dell’intero sistema economico europeo e mondiale per mezzo di un’azione collegiale che coinvolga la comunità internazionale. Per una definitiva affermazione delle fonti rinnovabili occorre risolvere ancora i problemi legati allo stoccaggio e alla fornitura, dato che si tratta di risorse naturalmente instabili. Il gas rappresenta perciò un traino importante per conciliare un cambio di rotta energetico e la necessità di portare avanti gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabilite anche con l’ultimo accordo di Parigi (Cop21).
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