Energia

C’era una volta il rinascimento nucleare

8 Marzo 2016

Qualche tempo fa il mainstream dell’informazione parlava di rinascimento nucleare. Tra i principali esempi che si facevano c’era quello inglese, dove si voleva realizzare un nuovo reattore nella centrale di Hinkley Point. Dopo lunghe trattative nel 2013 venne raggiunto un accordo tra il governo britannico e EDF, azienda elettrica all’85% di proprietà dello stato francese.
La base dell’accordo era la garanzia di acquisto di elettricità per 35 anni a un prezzo garantito pari a 92,5 sterline per megawattora (circa 120 euro al cambio attuale). Se consideriamo che il prezzo dell’elettricità all’ingrosso sul mercato britannico era all’epoca circa la metà, si capisce bene perché qualcuno lo definisca il peggior affare della storia da parte del governo (e lasciamo stare il fatto che il ministro Edward Davey responsabile dell’accordo non sia stato rieletto e sia oggi un consulente per una società di lobbying che lavora anche per EDF).

Il prezzo dell’energia da allora è ulteriormente crollato e nell’ultimo anno è rimasto tra 42 e 32 sterline a megawattora. Ma ovviamente nessuno può sapere cosa succederà nei prossimi 35 anni. Quello che sappiamo è che già oggi negli Stati Uniti si vende elettricità da fotovoltaico a meno di 40 dollari al megawattora (cioè a meno di 30 sterline) un terzo di quello che viene promesso al nucleare in UK.  E se rimaniamo in terra d’Albione, l’elettricità da impianti eolici è venduta a 85 dollari a megawattora (meno di 60 sterline, con un possibile risparmio di circa un terzo rispetto al prezzo fissato per il nucleare).
E non si capisce perché il prezzo di generazione da rinnovabili dovrebbe aumentare in futuro, visto che le tecnologie stanno costantemente migliorando e diventando più economiche.

Ma forse la cosa più interessante di tutti sul rinascimento nucleare è che, nonostante il prezzo garantito fosse molto favorevole, EDF non è ancora stata in grado di confermare il proprio impegno. Addirittura è notizia di ieri che il Chief Financial Officer di EDF si è dimesso perché non è d’accordo sugli investimenti previsti per la centrale di Hinkley Point.
Del resto l’importo degli investimenti richiesti al gruppo francese è praticamente pari all’attuale valore di borsa di EDF, circa 23 miliardi di euro.

Comunque andrà a finire la vicenda di Hinkley Point, è ormai chiaro che la decisione verrà presa non per ragioni energetiche, economiche o finanziarie, ma puramente politiche. Con tanti ringraziamenti a chi nel 2011 avrebbe preferito non votare al referendum sul nucleare (e che il 17 aprile ci vorrebbe far votare NO).

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