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Il Vaticano processa due giornalisti perché hanno fatto bene il loro lavoro
Inizia così, un po’ in sordina, con una certa sorprendente distrazione da parte della stampa italiana, il processo a due giornalisti italiani, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, perché hanno fatto il loro lavoro. Hanno ricevuto e visionato e verificato dei documenti. Hanno valutato l’interesse pubblico nella pubblicazione. Hanno scritto e dato alle stampe due libri in cui rivelano diverse cose che non andavano e continuano a non andare nel rapporto tra la Santa Sede, lo stato estero di Città del Vaticano guidato dal Sommo Pontefice, e il potere economico. Basato, per definizione, sui soldi. Tanto le rivelazioni di Fittipaldi e Nuzzi erano accurate e puntuali che, come ha scritto su queste pagine Iacopo Scaramuzzi, è stato proprio Papa Francesco ad affrontare i vari dossier come mai prima. Poco prima, in verità, le stesse patate bollenti le aveva provate a sbucciare un uomo probo e un pastore cristiano vero come Joseph Ratzinger. Le sue dimissioni, avvenute di fronte alle troppe resistenze del mondo Vaticano a un cambiamento salutare, hanno poi aperto la strada all’esplicita rivoluzione di Bergoglio.
Basterebbe già questo, quantomeno, a far storcere il naso. Ma come, proprio il Vaticano del cambiamento, quello di Bergoglio, porta a processo due giornalisti che hanno rivelato verità scabrose ma che, certo, devono essere conosciute per essere corrette fin dalla radice. Due giornalisti, inoltre, che a differenza delle presunte fonti che avrebbero sottratto e passato i documenti e che sono i principiali imputati del processo vaticano, non erano ovviamente vincolati a nessun patto di riservatezza, ed anzi esclusivamente sono – come tutti noi, che facciamo lo stesso mestiere – vincolati all’impegno di raccontare la verità, di verificarla, e di diffonderla. Insomma, Nuzzi e Fittipaldi hanno fatto il loro dovere – tra questi rientra anche la tutela delle fonti – e oggi vanno a processo davanti all’autorità giudiziaria di uno stato estero che ha un’importante ruolo nella storia del nostro paese e ha una lunga influenza (legittima, almeno fino a quando gli influenzati non si mostrano emancipati) sul nostro paese. Anzora, lo stato estero di cui parliamo, è uno stato estero non dotato di ordinamento democratico, e questo è semplicemente un dato di fatto.
Tuttavia, va detto, le leggi sono leggi. Lo Stato del Vaticano ha le sue, è vincolato da un rapporto concordatario con la Repubblica Italiana, e questo processo nasce – fino a prova contraria – nel rispetto delle leggi vigenti in quel piccolo e importante pezzettino di terra piazzato nel cuore della capitale italiana, al secolo Roma. I giudici e i procuratori vaticani, insomma, staranno sicuramente facendo il loro lavoro, proprio come – e meno male che l’hanno fatto – lo hanno fatto Fittipaldi e Nuzzi. Quel che della vicenda non torna, dunque, non è che il Vaticano segua le sue leggi sicurameente inusuali (ma da quelle parti, di leggi inusuali per moltissimi fra noi ne praticano, applicano, o almeno severamente raccomandano molte), quanto il fatto che la vicenda non scandalizzi abbastanza la nostra opinione pubblica e, in particolare, i nostri opinion leader. Molti di quelli che per gli editti bulgari si stracciavano le vesti, dove sono adesso che gli editti arrivano dal Vaticano? E i tanti che, con l’aria dei martiri anticonformisti, si indignano sempre per i misfatti (evidenti) delle autarchie arabe e musulmane, dove sono finiti stavolta?
Uno strano silenzio, sostanzialmente bipartisan, che avremmo immaginato rotto da poche, semplici, condivise parole: “Il Vaticano faccia quel che vuole, li processi e li condanni pure, se così prescrivono le leggi di uno stato che ha seicento cittadini. Ma fin da ora, ad anticipare una richiesta di estradizione, chiediamo allo stato italiano di dire che chi fa informazione, sul territorio italiano, è e e sarà sempre tutelato, a prescindere da qualunque stato estero, alleato o nemico, chieda per questo di punirlo”. A proposito, mentre i giornalisti sono silenziosi, il governo e i politici di tutti gli schieramenti non hanno proprio niente da dire?
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