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È pessima la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto. Come quelle sull’Islam
Sì, la vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto in Italia è brutta. Penosa e incomprensibile. Non si riesce a intuire dove sia l’humour, anche quello più nero. Non c’è alcun “genio” nemmeno nel disegno: qualsiasi sforzo di comprensione viene vanificato. Le vittime sotto le macerie ritratte come lasagne sono la ciliegina sulla torta della ripugnanza. Eppure non mi meraviglia: perché erano brutte anche le vignette su Maometto, sul Corano e quelle sul parto di Gesù Cristo. E come non dire che era pessima pure la vignetta sulla trinità cristiana (sono raccolte nella gallery a fine articolo). Deridevano la religione e non le vittime di una catastrofe naturale: per questo erano un tantino meno sgradevoli? Non penso: erano gratuite nella loro offesa. E Il problema non è legato all’uccisione del direttore Charb e delle altre matite, cadute sotto i colpi degli attentatori: chi è venuto dopo di loro ha seguito alla perfezione lo stile del giornale. Non ha compiuto rivoluzioni.
E allora abbia sbagliato con il #jesuischarlie dopo quel 7 gennaio? Dovremmo pensare che Charlie Hebdo “è andato a cercarsi” l’attentato? O che il giornale meriti di essere censurato? Resto convinto di no. La rivista segue da sempre quella linea e sono tra quelli che non l’ha mai trovata divertente, almeno nelle copertine più celebri e irriverenti. Infatto non ho acquistato una copia neppure sull’onda emozionale degli attentati. Ritengo che sia un modo di fare satira senza stile, in cui l’offesa si aggrappa alla libertà di espressione. Ciononostante, credo non ci sia bisogno di “censure”, né tantomeno della velata giustificazione degli islamisti. Per contrastare quelle brutture, basta ricordare un principio: i disegnatori di Charlie Hebdo sono liberi di esprimersi come meglio credono e io sono altrettanto libero di credere che quella roba non sia satira. E, seguendo un atavico principio del mercato, evito di acquistare anche solo una copia del giornale. Confermando con un gesto la mia opinione.
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