Economia e Lavoro
Né con lo Stato, né con il sindacato
Il problema è che la divisione esiste e non l’abbiamo inventata noi. Il guaio è che stare sereni noi lavoratori di queste generazioni proprio non possiamo, perché la prospettiva dell’incertezza e della precarietà, dell’imprenditorialità obbligata, continua a non essere compensata da un sistema fiscale che controbilanci questo rischio, da una burocrazia che agevoli i processi invece di ostacolarli, da uno stato che non rompa le scatole a un cittadino che vive un’epoca che ha perduto punti di riferimenti, e la causa sta assai più in processi globali che non in legislazioni (pur lacunose, miope, prone a questa o a quella lobby) nazionale.
Sono partito dal mezzo della questione, per riprendere un bel dibattito che si è animato nei primi giorni di vita della nostra piattaforma, con oneste prese di posizione di chi a Gli Stati Generali ha deciso di dare fiducia come luogo per esprimere le sue competenze e sensibilità. È lo stesso dibattito su cui, furbescamente, tatticamente, si dividono Matteo Renzi e la Cgil, ed entrambi sembrano più vogliosi di continuare un regolamento di conti interno a una storia politica e a un perimetro in via di espansione e, contemporaneamente, di mantenere, misurare, accrescere consenso prendendosi reciprocamente come punti di riferimento. Sembrano, insomma, voler dire chi sono prendendo le distanze (lato Renzi) da un sindacato passatista, che sta solo coi vecchi, gufo e rosicone, oppure (lato Cgil) da un governo indifferente alle ragioni del lavoro, che non accetta di ascoltare le parti sociali, che in fondo se ne frega di tutto e di tutti e che peggiore la situazione rispetto alle cose fatte dalla Fornero (questo la Cgil non lo dice, ma è la sostanza dei fatti a dirlo).
Così, da un lato c’è il turbo-governo di Renzi, che tra mille annunci ha portato quasi alla méta poche cose, e il Jobs Act è in effetti tra le prime della lista. Mentre la vita si semplifica un po’ per gli imprenditori, e ci sono effettivi di sgravio a chi viene assunto a tempo indeterminato (bella scommessa, in anni di domanda ferma immobile), i dimenticati sono quelli di sempre. Le partite iva professionali, i freelance che lavorano per diverse aziende, i soliti sommersi dalla nuova era insomma. Per la verità sono stati ricordati da una rimodulazione del regime dei minimi che è svataggioso per la maggioranza, e di una regalia di circa 800 milioni che riguarderà solo i commercianti (quelli che hanno più possibilità di evadere il fisco, e quelli che sanno far valere i loro voti in termini lobbystici e di organizzazione). per i freelance niente di niente, no sgravi fiscali, non alleggerimenti previdenziali, non una prospettiva più capaci di comprenderne la funzione sociale (vitale)
Dall’altro la Camusso, la sua piazza per lo più occupata da pensionati e lavoratori dipendenti “tipici”, dopo decenni passati a non capire come cambiava la geografia dei bisogni: o forse, semplicemente, ad accorgersi che quella nuova mappa dei bisogni, così sfarinata, così post-ideologica, così frammentata in decine di categorie e decine di torti subiti, era troppo difficile da essere rappresentata per un sindacato pesante, pachidermico, che per arrivare a quella frontiera doveva mettere in discussione tante cose. E magari – orrore – rischiare di perdere per strada pezzi significativi di sè, mettendo in discussioni aspettative e prospettive previdenziali cullate (legittimamente, visto che erano secondo la legge) dai suoi iscritti.
Da un lato, e dall’altro. E in mezzo? In mezzo ci sono gli altri. Quelli che “con la Camusso neanche un caffè”, e che “speriamo che Renzi faccia qualcosa per noi, si ricordi di noi”. Oppure quelli che “Renzi non mi piace, è un chiacchierone”, ma anche che “la Cgil e i sindacati non servono a niente, di sicuro non a noi”. Dopo questo dibattito, dopo queste novità legislative, dopo queste manifestazioni, interviste provocazioni, si trovano di qualche settimana o mesi più vecchi. E egualmente soli. Hanno contro lo Stato, e hanno contro il sindacato. Alleati strani, per una volta, dalla stessa parte della barricata, e contro il nemico più sbagliato del mondo.
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