Economia civile
Il nuovo condono bancario: c’è bisogno di un new deal?
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In queste settimane, per le sofferenze che gravano sui loro bilanci, le banche sono ormai incapaci di esercitare la tradizionale azione di propulsore dell’economia. Anche chi scrive, pur essendo molto severo sulle ragioni che hanno portato all’attuale situazione di difficoltà, concorda che è necessario rimettere le banche in condizione di funzionare, cioè di tornare a fare credito alle imprese. Tutto gira intorno ai crediti inesigibili e/o incagliati, i cosiddetti NPL ed ai colossali affari che si possono realizzare gestendoli. Se non si coglie questa duplicità del problema: necessità di risolvere la crisi determinata dagli NPL ed i colossali affari che si possono realizzare con gli stessi, si perde il bandolo della matassa.
Lo dimostra un piccolo florilegio, casuale, dai giornali delle ultime settimane.
Il Banchiere Bruno su gli Stati Generali del 8 novembre 2016
Non capisco perché gli azionisti Unicredit dovrebbero regalare le sofferenze ai fondi americani prendendosi in cambio un maxi aumento di capitale. Meglio sarebbe dare le junior notes a valori più in linea con il bilancio agli stessi azionisti di Unicredit che sarebbero felicissimi di prendersele …… Se poi i fondi americani le vogliono, possono lanciare una bella OPA, più trasparente anche in termini di prezzi.
Federico Fornaro su “Formiche” del 02-11- 2016
Giuseppe Guzzetti “Bisognava dare un pacco di miliardi ad Atlante per creare il mercato delle cartolarizzazioni e rompere l’oligopolio delle cinque grandi banche americane che comprano sofferenze a 13-17 centesimi.”
Alessandra Caparello su WSI 7 ottobre 2016
“Il consolidamento bancario e la dismissione degli npl saranno in molti casi complementari”. A dirlo Ignazio Angeloni, membro del supervisory board della Bce, confermando che su questo fronte si gioca il riassetto del sistema bancario. Il tutto partendo dal Monte dei Paschi di Siena. La banca senese continua ad essere nell’occhio del ciclone. Mentre il Fondo Atlante sarebbe disposto ad acquistare gli Npl a circa il 33% del valore di carico, la banca americana Jp Morgan vorrebbe fornire un prestito ponte in cambio della garanzia sul totale monte sofferenze valutato al 17%. Lo snodo degli Npl, partendo dal caso Mps si rivela decisivo per tutto il sistema bancario italiano. Questo perché la Jp Morgan chiede uno sconto per l’acquisto dei crediti deteriorati sconto che, se venisse applicato anche ad altri istituti quali Unicredit, banca Carige e anche le quattro good bank ancora senza compratore, le necessità di capitale crescerebbe creando un nuova tempesta, cosa che la Bce vuole evitare.
Massimo Restelli su Il Giornale del 28-10- 2016
Carige aveva respinto l’offerta del Fondo Apollo, che valutava le sofferenze al 20% del loro valore facciale. Lo stesso governatore di Bankitalia, Ignazio Visco ha sottolineato che «i tempi del complessivo processo di rientro delle sofferenze non possono essere eccessivamente compressi» e che «la gran parte delle esposizioni deteriorate si concentra presso intermediari complessivamente in buone condizioni» i quali «non avendo la necessità di cedere immediatamente le sofferenze, possono beneficiare di tassi di recupero più elevati rispetto a quelli impliciti negli attuali prezzi di mercato».
Nino Galloni: su “Spazio Consumatori” del 10-11-2016
piano sociale per salvare le case all’ asta che finiranno nelle mani degli americani di BlackRock. . “Se non sarà avviato un nuovo rapporto tra finanza e cittadino c’è il rischio che il paese reale si trasformi in macelleria sociale” afferma il professor Galloni, membro del collegio dei sindaci Inail e Inps, e auspica che venga creato un piano sociale per salvare le case all’ asta.”
Potremmo continuare per molte pagine, è evidente che la matassa si è molto ingarbugliata, ma la normalizzazione, nell’interesse di tutto il sistema, dei rapporti fra banche e consumatori) è indispensabile.
Tale normalizzazione però, per essere efficace, deve dare atto che il 2008 e poi, per l’Italia, il 2011 hanno segnato un momento di rottura epocale. Tutto il sistema, banche, imprese, governo opposizioni deve impegnarsi per una forte discontinuità, come seppe fare Roosevelt con le leggi bancarie del New Deal, oppure, su di un altro piano, Mandela in Sudafrica con la Commissione Tutu. Per questo noi abbiamo deciso di appoggiare ed ampliare la provocazione lanciata il 3 Ottobre 2016 dall’avvocato Dino Crivellari: (http://www.wallstreetitalia.com/opinioni/condono-bancario-utile-per-tutti-ce-anche-precedente/. Crivellari è indubbiamente un grande esperto del settore, per molti anni Amministratore Delegato di UniCredit Credit Management Bank, la più importante banca italiana specializzata nel recupero crediti, con cui, nella nostra attività di avvocati di imprese, famiglie e consumatori, abbiamo avuto diversi contenziosi.
La proposta è molto semplice concettualmente, è un vero taglio del nodo gordiano che stringe la nostra economia: in alternativa alla cessione degli NPL ai fondi speculativi, che indebolirebbe ulteriormente le banche, costringendole a pesanti ricapitalizzazioni, l’autore sostiene sia molto più conveniente per le stesse banche un “condono bancario”. Noi siamo d’accordo sulla sostanza ma preferiamo non chiamarlo condono ma normalizzazione nell’interesse di tutto il sistema dei rapporti fra banche e consumatori. Il ragionamento è molto ben articolato e può essere letto per intero al link sopra indicato.
Sulla base della nostra esperienza pratica, del rapporto con i nostri clienti, le loro aziende e le loro famiglie noi pensiamo che la proposta sia percorribile soprattutto perché il debito è fortemente stratificato e differenziato per fasce sociali.
L’importo da recuperare perché le banche pareggino i loro conti è ben indicato da Crivellari, in un altro articolo del luglio 2016 “ le banche hanno già svalutato.. Il valore netto nei bilanci è quindi di 84 miliardi circa. Le banche da qualche anno accantonano già anche l’effetto tempo (time value) per determinare il quale applicano un tasso di sconto per il tempo presunto di realizzo. Il loro tasso di sconto ….. è in media il 6% più o meno, per un periodo medio di circa 8 anni”. Quindi gli NPL nei bilanci delle banche hanno un valore attuale netto…di …55,8 miliardi. Se vendessero tutte le sofferenze a questa cifra non avrebbero perdite ulteriori.”
Crivellari quantifica anche il nodo economico della contesa e le quantità in gioco: “ Il punto è che gli attuali compratori (i fondi speculativi internazionali) non sono disposti ad applicare il tasso di sconto del 6%, ma applicano tassi a due cifre. Se il tasso applicato fosse del 19% (non inverosimile) il prezzo a cui sarebbero disposti a comprare scenderebbe a poco più di 22 miliardi, cioè poco più del 10 % del valore lordo dei crediti (200 miliardi) già molto meno del valore attuale netto registrato nei bilanci delle banche (55,8 miliardi). Se le banche accettassero di vendere a queste condizioni dovrebbero registrare perdite aggiuntive tra i 33 ed i 15 miliardi.”
Concordiamo pienamente anche sulla valutazione con cui viene motivata la possibilità di riuscita del “condono” “nella maggior parte dei casi i debitori insolventi non sono mancati pagatori volontari …. ma imprese o privati cittadini che “non ce la fanno” perché la crisi ha sconvolto la nostra economia da quasi un decennio….. Nell’ipotesi fatta, ammesso che tutti i debitori possano far fronte al loro debito nella misura ridotta già riflessa nei bilanci delle banche post …… accantonamenti, il sistema avrebbe degli enormi benefici:
le banche azzererebbero le sofferenze, diminuirebbe il bisogno di aumenti di capitale;
i corsi azionari delle banche migliorerebbero con benefici diffusi anche perché, senza le maggiori perdite da cessione, le banche non dovrebbero aumentare gli accantonamenti sui crediti in bonis;
alcuni milioni di imprese e cittadini, alleviati dall’ossessione dei debiti bancari che non possono più pagare, potrebbero tornare a vedere il futuro con ottimismo, a far ripartire le loro aziende, ad aumentare i loro consumi ecc. Tutto a beneficio del PIL e della ripresa; “
si chiuderebbero decine di migliaia di contenziosi, dando respiro al nostro sistema giudiziario in affanno.
Riteniamo che la proposta sia percorribile perché i dati da noi rielaborati, evidenziano che il 4,7% dei debitori, quelli con oltre 500.000,00 euro di debito procapite, hanno il 70,4% del debito. Dalla nostra esperienza professionale sappiamo che i grandi debitori già oggi transano fra il 40 ed il 50% del debito. Una soluzione generalizzata faciliterebbe questa tendenza già in atto. Le piccole imprese, con debito tra 125.000,00 e 500.000,00 euro (che sono il 13,5% dei debitori ed hanno in carico il 18% del debito) già oggi, quando qualche banca illuminata si rende conto che è l’unica soluzione, possono transare intorno al 30%. Da un condono allargato in queste due fasce, il 18% dei debitori che detiene il 90% del debito, le banche potrebbero quindi incassare somme vicine ai 56 miliardi indicati dall’avvocato Crivellari.”
Abbiamo lasciato intenzionalmente fuori da ogni calcolo l’82% dei debitori che ha l’11,4% del debito. Se ci aggiungiamo coloro che non sono ancora a sofferenza ma tra i cosiddetti “crediti problematici” si arriva ad 1 milione e mezzo di posizioni, quindi fra componenti della famiglia, dipendenti, ecc. 7 o 8 milioni di persone. Noi come avvocati collaboriamo con associazioni e fondazioni che cercano di difendere queste fasce sociali, e concordiamo con il prof. Galloni, che abbiamo citato in premessa, “Se non sarà avviato un nuovo rapporto tra finanza e cittadino c’ è il rischio che il paese reale si trasformi in macelleria sociale”
L’attività di recupero crediti su questa fascia comporta dei costi per i debitori (spese legali, pignoramenti, cancellazioni degli stessi, interessi), che in molti casi, già ora da noi documentabili, supererebbe il valore del debito originario. Negli ultimi sette anni, oltre 450.000 famiglie hanno subito un’esecuzione immobiliare. Con la cessione di questi crediti crescerebbero esponenzialmente i pignoramenti e le vendite all’asta delle abitazioni di famiglia, in cui fondi esteri ed italiani estero vestiti, anche vicini all’attuale governo, già si stanno distinguendo.http://www.dailymotion.com/video/x3w2e5e_serra-finanzia-renzi-poi-gli-chiede-la-legge_news).
Diminuendo la tensione sugli NPL anche in Italia si potrebbero adottare soluzioni più socialmente attente, già adottate in altri paesi. Ad esempio in Spagna le famiglie in difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo possono proporre un piano di ristrutturazione del debito fatto per l’acquisto della prima casa. Il periodo di rimborso può essere allungato fino a quaranta anni. Se l’importo annuo delle rate del mutuo non si abbassa al di sotto del 60 per cento del reddito familiare, può essere chiesta una riduzione della parte capitale del debito. Nelle soluzioni estreme il cliente può saldare le sue pendenze con la banca cedendo l’abitazione, ma questo comporta la cancellazione totale del debito garantito e di ogni altra pretesa.
Assieme ad altre organizzazioni operanti contro l’usura criminale e l’usura bancaria, abbiamo elaborato 3 punti che, collegati con questa normalizzazione nell’interesse di tutto il sistema, possono riavviare l’economia, scopo fondamentale di tutta questa operazione.
1. La soluzione deve essere tombale, coloro che vi aderiscono devono essere cancellati dalla C.R. Banca d’Italia, dalla Criff e da ogni altra centrale dati, e dando quindi al mercato del lavoro nero ed all’economia sommersa un colpo più forte che mille leggi e denuncie
2. la legge 231 deve essere estesa ai reati di usura, come auspicava già anni fa la Commissione presieduta da Francesco Greco, poi affossata.
3. Dopo che il “condono” le ha salvate dal disastro devono essere imposte anche alle banche regole molto severe. I contratti devono essere scritti nel rispetto della legge 108/96. Un solo esempio: per i mutui ed i leasing occorre che i contratti si adeguino a quelli della stragrande maggioranza delle Banche Europee (ed anche di alcune Banche Italiane). In particolare è necessario che, in caso di mora, il tasso di mora si sostituisca nella rata al tasso corrispettivo e non si applichi invece su tutta la rata.
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