Criminalità

Difendere Crocetta è diventato un dovere per ogni democratico

22 Luglio 2015

“Secondo quanto riferiscono fonti vicine ai Carabinieri quelle intercettazioni sarebbero state realizzate da apparati che si sono mossi prima dell’autorizzazione da parte del giudice. In altri termini si tratterebbe di un’intercettazione acquisita in maniera irregolare e, pertanto, mai annessa agli atti. Ed è per questo che Lo Voi afferma il vero quando dice che quell’intercettazione non esiste”. Lo spartiacque della vicenda Crocetta, della crisi politica generata dalla pubblicazione delle telefonate tra il medico Tutino e l’assistito Crocetta, il punto di rottura che obbliga in una scelta di campo, sta forse qui, in una informatissima ricostruzione dei fatti pubblicata da Fanpage.

La storia, insomma, sembra quella di una registrazione non autorizzata dalla magistratura, quindi radicalmente illegittima, anzi realizzata contro la legge. Quelli da conoscere e punire, se così fosse, sono quelli che hanno realizzato la registrazione, e non Crocetta colpevole del silenzio di fronte all’inaccettabile frase pronunciata dal suo medico sul conto della Famiglia Borsellino. Crocetta, un politico di scarsa qualità e fortemente segnato nel suo agire dalle logiche che prometteva di combattere, viene insomma messo in croce e di fatto dimissionato non per il suo fallimento politico, ma per la pubblicazione della registrazione illegale di una telefonata. È davvero così? È davvero accettabile, dopo anni di discussioni e scelte politiche fatte in base alla pubblicazione di intercettazioni legali, che un presidente di Regione democraticamente eletto, e che democraticamente esercita mediocremente  il proprio mandato, venga “fatto fuori” sulla base di una conversazione che nessuno di noi avrebbe mai dovuto conoscere, perché, semplicemente, in base alle leggi vigenti non doveva essere mai registrata?

Anestetizzati a tutto, dopo decenni passati a decidere dei destini politici democratici leggendo conversazioni registrate a vario titolo, non ci rendiamo forse conto della serietà della questione. Di come, questa volta, se davvero la ricostruzione che emerge sarà confermata, siamo di fronte a una grave violazione dei principi fondamentali della democrazia, delle libertà repubblicane e della Costituzione. Non quelle di Rosario Crocetta, ma quelle di ciascuno di noi, cittadini della Repubblica italiana. Il merito della telefonata, già di per sé ampiamente discutibile, diventa a questo punto del tutto irrilevante, a fronte di una questione fondamentale: chi ha il potere di ascoltare le nostre telefonate e le ascolta e le registra a prescindere dalla rilevanza penale che solo i magistrati possono certificare. Abbiamo capito bene? È proprio così?

Matteo Renzi davvero vuole approfittare di una contingenza eversiva per “provare a giocarsela” in Sicilia? E Sergio Mattarella davvero può nascondersi dietro l’abbraccio, sempre dovuto, alla famiglia Borsellino, per non denunciare che lo sconcio mafioso, il vero avvertimento in forma di pizzino, questa volta è un altro, e Rosario Crocetta è la vittima?

 

 

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