Clima
L’accordo di Parigi entra in vigore, ora è tempo di passare all’azione
Con una decisione storica e per molti versi inedita il Parlamento Europeo ha ratificato oggi l’Accordo di Parigi sul clima. La procedura scelta durante il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea della scorsa settimana prevede che non si attenda l’ordine di esecuzione dei singoli stati membri ma che si passi direttamente alla ratifica comunitaria.
L’Accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima, definito nel dicembre 2015. Perché potesse entrare in vigore era necessario che fosse ratificato da almeno 55 paesi responsabili di almeno il 55% delle emissioni a livello globale. Il percorso verso l’entrata in vigore ha trovato un passaggio decisivo nella decisione di Cina e USA che il 3 settembre hanno annunciato la loro ratifica. Ai due paesi responsabili della maggiore quota di emissioni (complessivamente quasi il 38% del totale) domenica 2 ottobre si è poi aggiunta l’India (quarto paese emettitore, 4,1% del totale). Con la ratifica dell’Unione Europea si supera il 64% delle emissioni (e gli 80 paesi) e l’accordo può entrare definitivamente in vigore. Il tutto in meno di un anno: neppure il più ottimista dei militanti avrebbe potuto sperarlo.
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Ma cosa prevede nel concreto l’accordo di Parigi?
I 195 paesi firmatari hanno sottoscritto l’impegno a limitare l’aumento della temperatura media terrestre “ben al di sotto dei 2°C”, sforzandosi di rimanere al di sotto degli 1,5°C. Per poter tenere fede a questo obiettivo, è necessario che la maggior parte delle risorse fossili già scoperte non vengano utilizzate e vengano quindi tenute nel sottosuolo. Stiamo parlando di un terzo delle riserve di petrolio, metà delle riserve di gas e oltre l’80% delle attuali riserve di carbone.
In altri termini entro il 2050 dovrà cessare l’utilizzo di fonti fossili a fini energetici.
È possibile un salto tanto ambizioso nello spazio di una sola generazione?
Se fino a dieci anni fa potevamo avere dei dubbi, la rapidità con cui gli scenari energetici si sono modificati ci dice che oggi questo obiettivo è raggiungibile. È raggiungibile perché nuove tecnologie ci consentono di utilizzare molta meno energia per ottenere migliori servizi. Allo stesso tempo i costi di generazione delle rinnovabili si stanno riducendo con una rapidità che nessuno si poteva immaginare. Infine le tecnologie di accumulo stanno maturando e sono pronte entro qualche anno a diventare le protagoniste della transizione.
Insieme a Fabio Monforti (ricercatore presso il Joint Research Centre della Commissione Europea) abbiamo analizzato come sono cambiate le prospettive in campo energetico, provando a immaginare cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro. Lo raccontiamo in “Civiltà solare – L’estinzione fossile e la scossa delle energie rinnovabili” un libro edito da Altreconomia che sarà in libreria da giovedì 6 ottobre (ma già acquistabile on line).
Questo libro è anche una risposta alle domande che spesso ci sentiamo porre nei tanti incontri pubblici che con piacere affrontiamo, provando ad affiancare alla nostra attività di ricercatori quella di divulgatori. Le convinzioni diffuse in questa materia sono in molti casi superate dall’evoluzione dei fatti concreti. Troppo spesso, quindi, ci dobbiamo confrontare con luoghi comuni difficili da sfatare: l’idea che le fonti rinnovabili costino troppo o che la dismissione degli impianti che utilizzano fonti fossili comporti la perdita netta di posti di lavoro o che per la crescita dell’economia di un paese sia necessario aumentarne i consumi energetici, sono solo alcuni degli esempi più frequenti.
Citando le più autorevoli fonti disponibili e facendo largo ricorso a immagini e infografiche, in “Civiltà solare” affrontiamo una ad una tutte le questioni sul campo. Abbiamo provato a mantenere un tono alla portata del lettore che non ha una preparazione tecnica senza rinunciare al rigore accademico. Ad esempio ricordando come una lampadina a LED consumi un decimo di una lampadina tradizionale o come un pannello fotovoltaico che nel 2010 costava 500 euro oggi ne costi 100. O meno.
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Pur consapevoli che delineare i futuri scenari energetici sia uno dei mestieri più pericolosi del mondo, nel libro proviamo a immaginare il ruolo della prossima generazione. Quella che oggi è seduta dietro i banchi di scuola, ma che dovrà presto alzarsi e inventarsi il modo di portare a compimento una transizione urgente, necessaria e finalmente possibile.
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