Clima

Elezione di Trump: sconcerto e incredulità. Ecco i commenti dalla COP22

9 Novembre 2016

di Stefano Caserini

Non è certo una buona notizia per il negoziato sul clima che alla Presidenza degli Stati Uniti sia stato eletto l’autore di numerose dichiarazioni insensate sul riscaldamento globale (“è stato creato dai cinesi per rendere meno competitiva l’industria americani…”, “è una bufala costosa… perché fa molto freddo in Texas).

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La COP22 non sembra averne per ora risentito molto; le migliaia di delegati che affollano i vialetti e i padiglioni del centro Bab Ighli di Marrakech stanno continuando a fare il loro lavoro, nei tanti tavoli di lavoro dei negoziati e nei numerosi side event. Le facce sembrano un po’ più stanche, qualche battuta si scambia con sorrisi tirati, ma per ora prevale lo sconcerto e l’incredulità.ringo

Non se n’è parlato nel “RINGO meeting”, ossia la riunione di coordinamento delle NGO coinvolte nella ricerca scientifica che si tiene tutte le mattine: 45 minuti a dis
cutere del negoziato del giorno precedente e degli appuntamenti importanti della giornata, ma non un cenno a Trump. Si è discusso invece di come serviranno più fondi in futuro per raccogliere dati utili l’adattamento a questi impatti. Ho provato a fare una battuta “ci penserà il nuovo presidente USA…” ma è stata accolta con un sorriso tirato e nessun commento.

Tutto esaurito invece al side event “U.S. elections impacts: immediate assessment”, organizzata dall’International Emission Trading Association (IETA). Kevin Fay, Executive Director dell’Alliance for Responsible Atmospheric Policy e Jeff Swartz dello IETA hanno provato a ragionare sui possibili effetti delle elezioni americane. All’insegna della prudenza.

Ecco alcune delle affermazioni: “Non siamo i soli a essere sorpresi, anche i supporter di Trump lo sono. È meglio basarsi sui fatti che sappiamo che non speculare su quello che potrebbe o non potrebbe essere

Nessuno può sapere cosa farà Trump sulle politiche sul clima: se ne è parlato poco in campagna elettorale. Lui ha dichiarato di voler rinegoziare l’Accordo di Parigi, sappiamo che è contrario al Clean Power Act, ma non penso che davvero ritenga che il riscaldamento globale sia è stato creato dai cinesi, era una battuta; e molti dei senatori eletti contrari alle politiche sul clima hanno fatto la guerra a Trump”.

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Il negoziato è stato creato in modo da dipendere il meno possibile dai cambiamenti dei singoli Stati”.

Anche l’inizio dell’Amministrazione Reagan fu particolarmente negativo in particolare sulle politiche ambientali, dopo cambiò e fu proprio l’amministrazione Reagan a volere e dare l’ok per il protocollo di Montreal”.

Il settore privato dovrà mostrare più leadership che nel passato. Trump è un uomo d’affari e un dealmaker, e ha una step learning curve (è rapido ad imparare e migliorarsi), quindi staremo a vedere come la sua amministrazione lavorerà sui punti critici dell’implementazione, ad esempio le questioni legate alla trasparenza e agli impegni finanziari. Non conviene agli USA uscire da queste discussioni e decisioni”.

“Molti dei soldi degli impegni finanziari dell’Accordo non devono venire dai governi, ma dal settore privato; il meccanismo finanziario dell’Accordo sopravviverà anche con un minore impegno degli USA”.

Il tema è più grande, è il ruolo degli USA nelle relazioni internazionali. Non penso che abbandonerà i tavoli negoziali. È vero che negli Stati Uniti è ancora aperto il dibattito sul fatto che non ci sia bisogno della ratifica USA. E’ una discussione fra avvocati, vedremo come proseguirà”.

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Trump ha dichiarato di volere il ritorno dell’industria del carbone, ma attualmente il prezzo del gas è molto più competitivo. Si discuterà comunque di carbon tax: i democratici porranno il tema, e se ne dovrà comunque discutere”.

Oggi la situazione è diversa rispetto a quella successiva all’approvazione del Protocollo di Kyoto: ora a bordo ci sono 190 paesi. E’ tardi per rinegoziare l’Accordo di Parigi”.

In conclusione, è difficile per tutti prevedere come Trump si comporterà sul tema clima. Le legittime fosche previsioni sono un motivo in più per rilanciare l’impegno globale ed individuale nella lotta ai cambiamenti climatici.

Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei Cambiamenti Climatici presso il Politecnico di Milano. È tra i fondatori dell’Italian Climate Network e del blog www.climalteranti.it. Ha pubblicato diversi libri, di cui l’ultimo è “Il clima è già cambiato. 10 buone notizie sui cambiamenti climatici” (Edizioni Ambiente, 2016).

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