Cinema
L’apologo amaro di Ficarra & Picone
I siciliani sono degli italiani esagerati. Portano alle estreme conseguenze, con risvolti tragico-farseschi, i vizi del carattere nazionale. Ficarra & Picone nel film “L’ora legale” mostrano questa piccola verità in un apologhetto amaro e drammatico nonostante che faccia molto ridere, mettendo in scena un esperimento mentale: vediamo cosa succede in un piccolo inferno cittadino quando si applica davvero il principio di “Legge&Ordine”.
Non do il punto di approdo narrativo della parabola. Posso solo dire che i due comici, con la loro mimica stralunata alla “Giufà” (maschera siciliana), saranno ricordati negli annali della coscienza collettiva isolana come i profeti di una sperata riscossa civile, forse. O almeno due che ci hanno provato, con i mezzi popolareschi della farsa, a esortare tutti gli isolani a provarci. Per intanto cominciando ad affermare ad alta voce che non sono i rappresentanti politici che hanno determinato il grave stato di disordine morale, sociale, civile in cui si dibatte l’Isola, quanto i rappresentati che quei politici hanno eletto a gestire la cosa pubblica. E’ nella specularità, già segnalata da Salvemini, tra Paese legale e Paese reale che s’è consumata la tragedia collettiva. Ed è pertanto verso i cittadini, verso i loro visi di “sporchi, brutti e cattivi” che i due comici girano la telecamera puntando l’occhio indagatore, e soltanto per questa opera di verità meriterebbero una lapide, uno di quei pezzi di marmo dove scriviamo di solito quello che non siamo o quello che non vogliamo, ma che magnifichiamo solo a parole.
La scomoda verità lapidea sarà forse questa: vuoi vedere che il colpevole della nostra tragedia collettiva è la gggente, nient’altro che la gggente?
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