Calcio
Roberto Donadoni, vincitore morale della Serie A
In un’epoca calcistica in cui gli allenatori sembrano aver perso il legame più profondo con le squadre che dirigono, in cui sembrano essere disposti al cambiamento più repentino quando il “progetto non li soddisfa”, ossia se il denaro impiegato dalle rispettive proprietà non viene considerato abbastanza, il campionato svolto fin’ora da Roberto Donadoni, allenatore del Parma, è un ottimo spot per il calcio, quello vero.
La stagione del Parma F.C. non poteva essere più travagliata: l’alternarsi di ben 4 Presidenti, il fallimento, il pignoramento persino delle panchine del Tardini, poi acquistate all’asta da alcuni tifosi e restituite alla squadra, fino ad arrivare alla squadra, ove alcuni giocatori che dopo più di 6 mesi non vedevano lo stipendio, scelgono di rescindere il contratto in cerca di lidi migliori.
Insomma sarebbe stato molto facile, oltre che giuridicamente legittimo, per l’allenatore tirare i remi in barca e seguire l’esempio di alcuni calciatori, vedi Cassano, voltando così pagina e lasciando la squadra in mano a qualche traghettatore che accompagnasse il club verso una scontata serie B.
Invece Donadoni ha sentito un dovere morale in primo luogo verso i tifosi, a differenza dei presidenti che si sono susseguiti, e ha scelto di restare nonostante tutto. “Ho fatto la scelta di restare a Parma e andrò avanti fino a quando ne avrò la possibilità. Avrei fatto prima ad andare via, ma questo non rientra nel mio modo di ragionare. Restare è stata la cosa più giusta da fare, nonostante le offerte allettanti”. Queste le parole del mister quando gli si chiede il motivo di questa difficile scelta, parole che fanno capire che fortunatamente nell’Italia del calcio c’è ancora qualche professionista pronto ad assumersi le sue responsabilità senza trovare scuse o alibi, avendo un solo obiettivo: fare gioire e cantare i tifosi alla domenica.Quanti altri avrebbero fatto le stesse scelte?
“Parma è la mia sfida più dura. A volte mi viene l’istinto di fare osservazioni tecniche ai miei giocatori, poi mi fermo e mi dico: ‘Ma cosa pretendo da loro?’. Qui si fa una fatica enorme, ma i ragazzi si sono resi conto che in questa situazione c’è solo una via d’uscita: mettersi in mostra.”
Con tutte le difficoltà e con una squadra pesantemente rimaneggiata, Donadoni ha scelto di rimanere per tenere fede all’impegno assunto nel 2012, non tanto con la dirigenza, incapace per altro di salvaguardare i bilanci societari, ma con chi davvero non hai mai fatto mancare il sostegno alla squadra, ossia la gente di Parma. “Da oggi il nostro obiettivo sarà uno solo: entrare in campo e vedere il Tardini pieno, senza vuoti. E non per una questione economica, perché da quel punto di vista agevoleremo anche i prezzi. A riempire la bocca di belle frasi sono capaci tutti, a noi servono fatti».
Mentre la Juventus si accinge a vincere il suo quarto scudetto consecutivo, il vincitore morale di questa Serie A non può che essere lui, Roberto Donadoni.
Chapeau!
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