Il Catania, le partite truccate e una richiesta di pena discutibile
La vicenda delle partite truccate in serie B potrebbe chiudersi nel peggiore dei modi. Con una pena irrisoria, retrocessione in Lega Pro e 5 punti di penalizzazione al Catania, che quasi diventa un invito a emulare il club siciliano. La storia è così sintetizzabile: la società etnea ha provveduto a combinare, pagando alcuni calciatori avversari, i risultati di Varese-Catania 0-3, Catania-Trapani 4-1, Latina-Catania 1-2, Catania-Ternana 2-0, Catania-Livorno 1-1 e, forse, anche di Catania-Avellino 1-0 per raggiungere la salvezza nel campionato di B. L’obiettivo è stato poi effettivamente raggiunto. L’inchiesta ‘I treni del gol’ (il nome prende spunto dalle telefonate del presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, in cui si parlava di treni in arrivo per riferirsi alle gare combinate) ha infatti scoperchiato l’ennesimo scandalo maleodorante del pallone italiano.
Dopo la fase istruttoria, il procuratore federale Stefano Palazzi ha formulato richieste che lasciano davvero interdetti. In pratica il Catania si troverebbe a disputare il campionato di Lega Pro, lo stesso in cui probabilmente sarebbe finito se non ci fosse stata la salvezza che sembrava miracolosa, prima di scoprire che il miracolo era avvenuto a colpi di 10mila euro versati a calciatori compiacenti. L’unico vero handicap sarebbe rappresentato dai 5 punti di penalizzazione, che comunque non sono così pesanti da superare rispetto all’enormità del caso.
Perciò, alla fine sorge un dubbio più che legittimo, ribadendo un concetto: se la compravendita di partite non fosse stata scoperta, il Catania si preparerebbe a disputare il campionato di serie B, magari da protagonista e con l’ambizione di essere promosso. Adesso che il club è stato trovato con le mani nel fango, a rimestare nella melma del calcio, giocherà comunque nella serie in cui sarebbe retrocesso sul campo. A voler essere provocatori: nella prossima stagione, se una squadra si troverà in difficoltà nelle zone basse della classifica può provare ad “aggiustare” qualche risultato sfruttando eventuali disponibilità economiche. Tanto, nella peggiore delle ipotesi, “basta pentirsi”, fare i nomi e si finisce nello stesso campionato in cui si rischiava la retrocessione.
Certo, il presidente del Catania Pulvirenti è stato collaborativo fin dal primo momento ammettendo le proprie responsabilità e mostrandosi disponibile nell’ambito dell’indagine. Un gesto abbastanza raro, non solo nel mondo del calcio. Ma, senza volersi accanire contro la squadra (e mi dispiace sinceramente per i tifosi, quelli veri, che sono vittime di questa situazione), sembra di assistere all’ennesimo scandalo che si conclude a “tarallucci e vino”, senza quell’esempio che dovrebbe fare da deterrente a certi comportamenti.
In questo caso, giusto per inquadrare la gravità della situazione, non parliamo della storia di qualche calciatore disponibile “ad aggiustare” una partita, o per essere più precisi a mettere in piedi un illecito a tutto tondo, per qualche storiaccia di calcioscommesse (che è comunque un fatto terribile), bensì di un presidente che per salvare una stagione, e il proprio club, decide di seguire la scorciatoia della compravendita. Una roba che allontana i tifosi dal calcio. O forse no: perché in fondo ci siamo abituati all’andazzo generale. E anche una richiesta di pena abbastanza irrisoria viene vista con un’alzata di spalle. Per la serie “tanto va sempre così”.
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