Bologna
A Modena, nel regno di Richetti, il Pd catapulta la Lorenzin: rivolta della base
E’ rivolta nella rossa Modena, nel regno del braccio destro di Renzi, Matteo Richetti, per i profili scelti nelle liste uninominali e per i listini proporzionali. Il Pd nazionale ha infatti cancellato le indicazioni provenienti dalla base e ha catapultato in due collegi sicuri (o presunti tali) i nomi di due ministri uscenti: Beatrice Lorenzin e Claudio De Vincenti. Particolarmente inviso al Pd locale il nome della ministro della Salute per i suoi trascorsi da berlusconiana doc (‘peggio di Pierferdinando Casini a Bologna’ si mormora), mentre De Vincenti ha preso il posto nel collegio di Sassuolo di Gianni Cuperlo che si era sacrificato poche ore prima sperando che il partito lasciasse spazio a nomi locali. “A Sassuolo lo spero davvero – aveva detto Cuperlo – ci sarà una candidata o un candidato che di quei luoghi si sentirà parte. Molto più di me. Come è giusto che sia”. Speranza vana.
Non è stato giusto così per Renzi. E nemmeno per Matteo Richetti che, una volta incassata la sua riconferma, si è disinteressato completamente del suo territorio guardandosi bene dal difenderlo a Roma. Passano da Modena, oltre a Richetti, i parlamentari uscenti Edoardo Patriarca (cattolico spinto dalla chiesa carpigiana), Giuditta Pini (fedelissima di Matteo Orfini) e il senatore Stefano Vaccari. Porte sbarrate per tutti i nomi indicati dal Pd del segretario provinciale Davide Fava: su tutti Francesca Maletti cattolica convertitasi per l’occasione agli ex Ds modenesi e al duo Giancarlo Muzzarelli–Stefano Bonaccini pur di avere un posticino a Roma. Sacrificio inutile. Paga pegno anche Davide Baruffi, deputato uscente apprezzatissimo dal territorio, tra i pochi non convertiti al renzismo e rimasti intellettualmente onesti, ma evidentemente disprezzato dal gotha renziano.
E così, di fronte a questi nomi, la rivolta della base modenese, da sempre fedelissima alla linea di partito, è aperta tanto da far pensare che quei seggi ‘sicuri’ nella rossa e ricca Modena non lo siano poi davvero. “Pd cercasi liste meglio della spesa: un peggior inizio di campagna elettorale era difficile pensarlo, Modena invasa da candidati nazionali oltre il sopportabile, il contrario di un partito aperto plurale e federale, delusione fortissima” – scrive la dirigente locale Simona Arletti, ex assessore, oggi presidente della Rete città sane, da sempre allineatissima e peraltro vicina al confermato Vaccari.
Intanto le opposizioni si divertono a mettere il dito nella piaga: “A Modena se voti Pd voti la Lorenzin (ex coordinatore di Forza Italia). A Bologna se voti Pd voti Casini. 0 primarie, 0 programmi, 0 democrazia. La sinistra che candida il centrodestra! Mi sento quasi in imbarazzo per loro” – afferma il pentastellato Michele Dell’Orco. Un imbarazzo che il Pd proverà a superare il 4 marzo. E l’impressione è che o lo supererà o verrà affossato.
Giuseppe Leonelli
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