Finanza
Un New Deal nei rapporti fra banche / imprese /famiglie
Il 21 dicembre, con Monica Mandico scrivevo, per questo giornale, che il decreto Gentiloni / Padoa destinando al salvataggio del sistema bancario 20 miliardi di euro, il 1,3% del P.I.L. scarica sulla fiscalità generale il disastro creato dai “poteri forti”. “Il paracadute pubblico, dissimula, in maniera neanche velata, l’incapacità del sistema di far fronte all’emergenza. Certifica, definitivamente, l’inettitudine del complesso di controlli (e si chiami in causa soprattutto Bankitalia) di prevenire la metastasi del sistema creditizio, finanche quando le opacità risultino marcate come nel caso della banca senese. E’ ormai conclamato che MPS, per usare un termine eufemistico, non era precisa nella distinzione fra “sofferenze” che richiedono una copertura del 60% e “incagli” che richiedono una copertura del 30%. Mps e le altre banche in crisi verranno salvate.” Si proteggono i risparmiatori, ma si carica il peso della maxi operazione sui contribuenti italiani.
Dopo 3 giorni si può aggiungere che:
· importanti istituzioni e centri di ricerca internazionali scrivono che 20 miliardi sono pochi e ne servirà per lo meno il doppio
· è in corso una massiccia speculazione al ribasso sulle banche italiane che è importante nei dati ufficiali essendo arrivata a punte del 7% dell’ intero capitale su Ubi Banca. Ma questi dati sono soltanto la punta dell’iceberg: la Consob pubblica infatti solo le posizioni ribassiste che superano la soglia dello 0,5% del capitale di una società quotata, ma la maggior parte degli speculatori sta sotto. Nel 2015, per fare un esempio, il 72% delle posizioni ribassiste è rimasto sotto questa soglia. Ripeto in questo contesto quanto già sostenevo su di un articolo per l’Ora Legale del 21 novembre 2016: “1992: la speculazione internazionale guadagna a spese del sistema Italia 48 miliardi di dollari. 2012: la speculazione internazionale guadagna a spese del sistema Italia 50 miliardi di euro 2016/17 la speculazione sta ripartendo con i crediti problematici: quanto le lasceremo guadagnare questa volta?”
· E’ legittimo il sospetto che tutto il clamore che si è fatto sulle difficoltà delle banche italiane sia servito a preparare il terreno per rimediare, a carico della fiscalità generale, agli errori del passato (si parla di interventi che, quantitativamente, sono doppi, tripli di una manovra finanziaria) senza mai sradicare le cause del disastro. Il direttore generale del fondo salva-Stati Esm, Klaus Regling, fondo spesso evocato sui giornali italiani, il 18 dicembre è lapidario: «È esagerato sostenere che in Italia c’ è un problema di crisi bancarie. L’ Italia non ha mai perso l’ accesso ai mercati ….Ci sono preoccupazioni per la bassa crescita e bassa produttività, ma non significa che ci sia una crisi».
E’ necessario quindi ricondurre il dibattito sulla crisi bancaria alle vere e profonde cause del fenomeno ed alle possibilità e modalità di intervento, nel tentativo di condividere dei possibili rimedi. Occorre partire dalle cause perchè diversamente, dietro gli “effetti” ed i“contro effetti”, si rischia di perdere di vista il problema.
E’ un tentativo che mi riprometto di fare, anche aiutato dalle riflessioni in corso di altri autori che scrivono su questo giornale. Per chi fosse interessato a questo dibattito riporto alcuni links:
03 10 CRIVELLARI
07 11 PASTORE
Economia. La necessità di un nuovo patto tra banche e consumatori
17 11 2016 MANDICO
18 11 CRIVELLARI
L’errore grave di considerare le sofferenze solo un problema delle banche
21 11 PASTORE
http://www.loralegale.eu/7117-2/
04 12 CRIVELLARI
Chiuso il referendum, vanno affrontate le sofferenze delle banche
Oggi voglio però citare un raro articolo che, con chiarezza e semplicità, ci da un quadro veritiero dell’attuale situazione: GUIDO SALERNO ALETTA in TeleBorsa” del 22-12-2016 titola significativamente: “Banche, si chiude un anno di straordinaria follia”
“In tre anni, il dicastero di via XX settembre ha seguito tutte le sirene mercatiste: dalla trasformazione delle banche Popolari in SpA al consolidamento in Holding del credito Cooperativo; dalla introduzione delle garanzie pubbliche sulla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (Gacs) alla introduzione del patto Marciano che consente al creditore di divenire immediatamente proprietario del bene dato in pegno senza passare per la vendita; dalla riduzione del numero delle rate di mutuo non pagate che consentono alle banche di vendere l’ immobile su cui grava l’ ipoteca alla eliminazione dei vincoli nelle aste. SONO TUTTI STRUMENTI LIQUIDATORI DEL SISTEMA PRODUTTIVO E DEI BENI DELLE FAMIGLIE CHE ATTIRANO GLI AVVOLTOI: I SOGGETTI IMPRENDITORIALI CHE COMPRANO DALLE BANCHE LE SOFFERENZE PER ESCUTERE I DEBITORI E LE GARANZIE. Siamo succubi di una Vigilanza bancaria europea che da una parte preme sulle Banche per far cedere le sofferenze, per “ripulire” i bilanci a costo di aumentarne le perdite, e dall’ altra sollecita rafforzamenti del capitale. LE BANCHE SONO STRANGOLATE E L’ ECONOMIA CONTINUA NEL TRACOLLO, SENZA IL SOSTEGNO DEL CREDITO E CON LE PROCEDURE ESECUTIVE CHE SI APPROPRIANO DEL POCO CHE È RIMASTO.”
(le evidenziazioni sono mie, e le constato tutti i giorni nella mia attività imprenditoriale).
Posso solo aggiungere, alla consequenziale esposizione di Salerno Aletta, che con la legge del giugno 2016 non è stato solo introdotto il patto Marciano ma, soprattutto, si è cercato di legittimare i patti commissori a sfavore dei più deboli, i debitori.
E’ necessario insistere su questi concetti particolarmente dopo aver letto e condiviso l’ultimo articolo di Minenna apparso su Gli Stati Generali: “Dal mio punto di vista è pia illusione credere che la crescita economica non sarà colpita da aumenti così consistenti della pressione fiscale. C’è da supporre anche che il quadro macro-economico di fine anno sarà caratterizzato da tassi di interesse più alti, se consideriamo che a dicembre 2017 verrebbe a mancare il supporto dato dal Quantitative Easing della BCE. L’Italia si ritroverebbe in una congiuntura parecchio sfavorevole, in cui sia politica fiscale che politica monetaria remerebbero contro la ripresa economica, una situazione mai sperimentata nemmeno sotto le forche caudine dell’austerity del governo Monti dato che nel 2012 la BCE perseguiva almeno una politica monetaria espansiva.”
Il momento è molto difficile, il presidente Herbert Hoover nel 1929 non seppe abbandonare il pensiero debole: “le regole sono eterne ed immutabili” contribuendo così ad aggravare la crisi economica con il soffocamento dell’apparato produttivo americano.
Roosevelt ebbe invece il coraggio di sperimentare nuove vie, che passavano anche per la correzione e l’adeguamento alle circostanze eccezionali, delle tradizionali regole bancarie, per rilanciare l’apparato produttivo americano
Ecco cosa serve, all’inizio del 9° anno di crisi a tutto il sistema Italia: un New Deal nei rapporti fra banche / imprese / famiglie:
il coraggio, attraverso la correzione e l’adeguamento alle circostanze eccezionali, delle tradizionali regole bancarie, di rilanciare l’apparato produttivo reinserendo nel circuito del credito quantomeno una parte consistente dei milioni di imprese e famiglie produttrici che ne sono ormai escluse.
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