Finanza

Ma è una buona idea creare un doppione di Atlante con il Fondo Interbancario?

4 Maggio 2016

Dopo la presentazione di Atlante e l’esito scontato della (mancata) quotazione della Popolare di Vicenza qualche considerazione si impone. Gli investitori istituzionali sono rimasti perplessi del mancato rinnovo del consiglio di amministrazione alla Popolare di Vicenza.

Il timore era quello di una mancata discontinuità con la gestione passata. Timore avvallato anche dalla mancata azione di responsabilità nei confronti dei precedenti vertici. Si dice che Ghizzoni fosse particolarmente contrariato di questo sviluppo. Questa non è certamente l’unica causa del fallimento dell’IPO né la principale, ma dovrebbe far riflettere gli azionisti di Veneto Banca in vista dell’assemblea di domani in merito agli effetti delle loro scelte. E soprattutto le (riconoscibili) manine che agitano disegni alternativi: se non hanno più di un miliardo di euro da investire, meglio evitare intromissioni perché potrebbero esserci degli effetti negativi in futuro. Vicenza docet.

Rimaniamo dell’idea che se Atlante non si attrezza adeguatamente sarà un bel mal di pancia per gli investitori (ne riparleremo con i risultati semestrali, sperando che il nome non vada cambiato in Atlantide, sommersa dalle acque). Comincia a circolare il nome di un possibile sostituto per Francesco Iorio a Vicenza: Marco Morelli, dicono i rumor. Brillante banchiere d’affari, oggi in forze a Bank of America/Merrill Lynch, Morelli ha contribuito anche allo sviluppo dell’idea di Atlante. Ha indubbie capacità finanziarie con importanti trascorsi in Intesa, dove è stato capo della Banca dei Territori, e prima ancora in Monte dei Paschi. Chi lo conosce bene, però, nega che lui possa essere interessato a lasciare una posizione come quella che ha oggi in Merrill Lynch per andare a Vicenza.

A prescindere da chi potrebbe essere il successore di Iorio, è chiaro che a Vicenza servirebbero capacità commerciali non scontate per rilanciare una banca azzoppata da un’importante riduzione delle masse e sotto pressione per l’insoddisfazione della rete. Ci si prepara ad una fusione con Veneto Banca oppure ad uno spezzatino?

Ci dispiace dirlo, ma la presentazione del prof. Penati ha rianimato gli short sellers sui titoli delle banche italiane. Buy the rumor and sell the news è l’adagio degli operatori di borsa. Quanti avevano chiuso le posizioni corte sulle banche italiane con l’arrivo di Atlante le hanno felicemente riaperte dopo la presentazione animati da due fattori: (i) le limitate dimensioni di Atlante (non ditelo a Guzzetti ) e (ii) la frase di Penati che non vuole alterare i prezzi di mercato sulle sofferenze. Non conterei necessariamente su queste due ipotesi: Atlante deve crescere e, se vuole svolgere il proprio ruolo, i prezzi li dovrà far salire. Forse frase di necessità quella del prof. Penati. Noi facciamo il tifo per lui, contro gli speculatori che brindano sulle macerie del paese.

Quello che non aiuta Atlante è l’idea del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi di avviare un fondo (volontario, per evitare di incorrere nelle obiezioni della Commissione Europea) che intervenga sulle banche in difficoltà. Tre effetti negativi:

(i)                  se un’iniziativa deve esserci a livello di sistema ha senso che sia unitaria, anche per mettere a fattore comune le migliori risorse di cui dispone il sistema per rilanciare le banche (o limitare i danni, se si preferisce…), beneficiando delle relative economie di scala. Magari alcune banche possono essere anche integrate come strategia per migliorarne i risultati e favorirne una migliore valorizzazione;

(ii)                si ingenera il dubbio che Atlante, invece di essere un’iniziativa di sistema, come ci ha raccontato il prof. Penati, sia un’iniziativa di urgenza per la Popolare Vicenza. Che poi magari può servire anche per Veneto Banca e per dare una mano a risolvere il problema delle sofferenze in Monte dei Paschi di Siena. Noi, sinceramente, speriamo che Atlante possa essere qualcosa di più;

(iii)               i risparmiatori associano l’investimento del Fondo Interbancario a salassi su obbligazioni e potenzialmente depositi. Magari ci metteranno un po’ a capire che non è così ma le banche interessate all’inizio potrebbero avere un impatto negativo dal punto di vista commerciale, di cui non hanno bisogno. A quelli che dicono che non è così, suggerisco di andare a vedere i dati sulla raccolta delle famose quattro banche salvate. Non li conosco, ma scommetto in un decremento di svariati punti percentuali. Con i costi stabili, il risultato è un massacro per il conto economico.

Ci si chiede perché in Banca d’Italia abbiano avuto questa idea: lo scopriremo presto.

Il fatto che l’idea arrivi dagli stessi ideatori del salvataggio delle quattro banche preoccupa un poco. L’idea era buona e, per quanto ne sappiamo, risale ai tempi del prof. Paolo Savona, all’epoca presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei depositi. Il professore voleva mutuare quanto di buono era stato fatto negli Stati Uniti: invece di versamenti a fondo perduto, investimenti in attivi da valorizzare per permettere alle banche finanziatrici di rientrare dei capitali, magari con profitto. In questo percorso il fondo interbancario si sarebbe potuto far accompagnare da un operatore specializzato nelle ristrutturazioni. Non se ne fece nulla. Ora quel ruolo lo dovrebbe svolgere Atlante, aumentando i propri mezzi e dotandosi delle risorse umane ed organizzative necessarie: perché per un fondo di private equity, che ha ritorni attesi tipici del 20%, appare difficile co-investire con Atlante che persegue invece un ritorno del 6%, a meno di non rinunciare ad un investimento ‎a condizioni paritarie.

Resta infine una curiosità. Il dottor Pierfrancesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare, si dice tranquillo di riuscire a realizzare l’aumento di capitale da 1 miliardo di euro chiesto dalla Bce nell’ambito della fusione con Banca Popolare di Milano. Con gli short sellers sulle banche di nuovo attivi e trimestrali non brillanti in arrivo dalle banche, speriamo proprio per lui che abbia ragione: non depone certo a suo favore il fatto che fin qui le sue profezie sugli aumenti di capitale si siano rivelate spesso sbagliate, anche a causa della testardaggine della Bce (che si è arrabbiata per le esternazioni sulla sua “irragionevolezza”… crediamo che a Verona torneranno gli ispettori). Speriamo anche che, ove ve ne fosse bisogno, Mediobanca rispetti le promesse fatte al nostro premier Renzi quando ha chiesto la forzatura sull’operazione BPM, promettendo di mettere i soldi necessari per l’operazione: e che li metta Piazzetta Cuccia, visto che ad Atlante non ha voluto partecipare.

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