Questa mattina il ministro dell’Economia e delle Finanze, Piercarlo Padoan, ha lanciato dalla prima pagina del prestigioso Sole 24 Ore un attacco frontale alla Banca centrale europea, la cui vigilanza sulle banche è accusata di «opacità», in quanto non avrebbe spiegato i criteri della «richiesta di 8,8 miliardi per l’aumento di capitale di Monte dei Paschi».
Padoan, come anche molti editorialisti, non riesce a capacitarsi del fatto che, dopo è stato chiesto l’intervento dello stato su Siena, la Bce ha comunicato al Ministero dell’Economia che il fabbisogno di capitale di MPS è di 8,8 miliardi di euro, mentre per l’aumento di capitale sul mercato (fallito la settimana scorsa) si era accontentata di 5 miliardi.
«La richiesta di 8,8 miliardi per l’aumento di capitale di Monte dei Paschi (corsivo nostro, ndr) – dice Padoan ai giornalisti del Sole 24 Ore – è una decisione votata dal board della vigilanza della Bce, anche se a maggioranza e non all’unanimità, e come tale non è contestabile perché la vigilanza è un’autorità indipendente. Detto questo, sarebbe stato utile, non dico gentile, avere dalla Bce qualche informazione in più sui criteri con i quali si è arrivati a questa valutazione». La Bce non ha voluto fornire commenti sul punto, ma fonti qualificate spiegano Stati Generali che Padoan è incorso in un equivoco e non ha inteso correttamente il contenuto della lettera che la Bce gli ha inviato il 23 dicembre, in risposta alla sua richiesta di informazioni sulla solvibilità del Monte.
«Forse sarebbe stato più utile, oltre che gentile, capire quello che c’è scritto nella lettera prima di parlare con la stampa», dice a Stati Generali una fonte finanziaria che ha esaminato le carte. Padoan parla infatti di aumento di capitale, ma la Bce, della cui lettera ha dato notizia in un comunicato la stessa Mps, scrive invece «fabbisogno di capitale di Euro 8,8 miliardi, comprensivo di tutte le componenti dei fondi propri così come previsti dalla normativa vigente» (corsivo nostro). Nel linguaggio della Vigilanza bancaria, fra le componenti di fondi propri vi sono le azioni ordinarie (che formano la cosiddetta Common equity, CET1 o capitale primario di classe 1), i titoli Additional Tier 1 (AT1), le obbligazioni subordinate (T2). Queste due ultime componenti (AT1 + T2) formano il capitale aggiuntivo in contrapposizione al capitale primario (CET1).
Padoan, che nell’intervista si definisce «un accademico» e «non un politico», non sembra aver correttamente compreso che gli 8,8 miliardi non si traducono in toto in un vero e proprio aumento di capitale, a meno che abbia consapevolmente adottato i panni del politico populista a dispetto di quanto rivendicato. Al contrario, spiega un’altra fonte, «gli 8,8 miliardi possono essere in parte anche titoli con subordinazione, come erano i Monti Bond, ovviamente rispettando i criteri di composizione del fabbisogno totale fissati in generale dalla normativa».
Nello specifico, il fabbisogno di capitale individuato da Bce si compone di: a) Capitale primario o CET1, ovvero nuovi azioni da emettere – per questa componente la Bce ha fissato la soglia-obiettivo dell’8% della attività ponderate per il rischio (RWA), b) Capitale aggiuntivo (Additional Tier1 e capitale di Classe 2, T2), per le quali la Bce ha fissato un ammontare pari 3,5% della RWA. È il totale di queste due componenti (11,5% di Total capital ratio) che dà 8,8 miliardi di euro, che rappresentano il fabbisogno in grado di fronteggiare lo scenario economico avverso previsto negli stress test dell’Eba (Autorità bancaria europea).
La prima parte, cioè il capitale primario, ammonterebbe a circa 6 miliardi (6,3 mld secondo la delucidazione fornita in serata da Bankitalia), di cui il grosso (4,2 miliardi) sarà coperto con la conversione forzosa delle vecchie obbligazioni subordinate. I bond e strumenti ibridi esistenti si trasformeranno in capitale primario (azioni) per un controvalore di circa 3,2 miliardi, stando alle percentuali di conversione indicate dal decreto “salvarisparmio”; mentre non è ancora chiaro cosa succederà al Fresh 2008 da 1 miliardo di euro (Isin XS0357998268), di cui non viene fatta menzione nel provvedimento. Ne consegue che l’esborso diretto del Tesoro per sottoscrivere l’aumento di capitale strettamente necessario sarebbe al massimo di 2,1 miliardi (=6,3-4,2), cui andrebbero sommati altri 1,9 miliardi di euro per riacquistare le azioni assegnate ai piccoli risparmiatori, nell’ambito dello schema compensativo previsto a favore della clientela retail del Monte. L’investimento in nuove azioni Mps ammonterebbe quindi a 4 miliardi di euro.
La parte restante del fabbisogno, 2,5 miliardi di euro, potrebbe essere soddisfatta emettendo strumenti di capitale innovativi, che andrebbe sostituire le vecchie obbligazioni subordinate assorbite dall’applicazione del burden sharing (ovvero il principio di ripartizione degli oneri del salvataggio con i creditori subordinati, ove vi sia un intervento dello stato). L’esborso toale dello Stato salirà così a 6,6 miliardi.
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ultimo aggiornamento h 20:15
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