Arrampicata

Perché non bisogna piangere la morte di Jim Bridwell

23 Febbraio 2018

Articolo di Fabrizio Goria, tratto da Alpinismi.

Se una persona cerca la definizione di “anticonformismo” sulla Treccani, ci troverà Jim Bridwell. Non letteralmente, ovvio, ma troverà la perfetta descrizione di quella che è stata la vita del più pazzo e rivoluzionario scalatore americano di sempre. «Atteggiamento di rifiuto nei confronti di una passiva accettazione di idee, principî, usi e comportamenti convenzionali o comunque prevalenti nella maggioranza». Ecco. Questo era Bridwell, che dopo una lunga malattia ci ha lasciato la settimana scorsa. Ma che no, non potrai mai essere dimenticato.

Non è facile scrivere un necrologio per una figura così cruciale per lo sviluppo dell’arrampicata mondiale come è stata quella di The Bird. Non lo è perché molti di noi hanno iniziato a scalare, a mettere i piedi dentro scarpette strette, rigide, puzzolenti e dolorose proprio perché memori di quello che avevano visto, o letto, riguardo a quel personaggio all’apparenza bizzarro, capelli lunghi e baffi a manubrio, che faceva cose impensabili per l’epoca. Ed è per questo che vogliamo spiegare chi era Bridwell, e perché lui e il suo gruppo di amici è stato al centro di una rivoluzione culturale che è destinata a non morire. Nato nel 1944 a San Antonio, in Texas, aveva fatto di Yosemite la sua casa. Il leggendario Camp 4, che ancora oggi attira i climber di tutto il mondo e che rappresenta il luogo più iconico dell’arrampicata statunitense, era fatto da un manipolo di visionari. Fra essi, il silenzioso e calcolatore Royal Robbins, l’istrionico Warren Harding, i precisi John Long e Chuck Pratt, il fortissimo Billy Westbay e il folle Bridwell.

Fumava, beveva e scalava. Viveva, insomma. Se ne fregava delle convenzioni. Era un ribelle, a tutti gli effetti. Perché a quell’epoca, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, era considerato ribelle scalare pareti immense come quella di El Capitan. Eppure, era più forte di loro, forse anche proprio per la così totale differenza con il resto degli Stati Uniti. Sì, perché per capire come mai Jim Bridwell bisogna pensare a cosa era la società americana di quell’epoca. Finita la Seconda guerra mondiale, è nata l’epoca del Maccartismo, e dell’American Dream. Il sogno americano fatto di opportunità, grandi o piccole, ma soprattutto di quella effimera perfezione e di quello ossessivo conformismo che però stava stretto alle anime vogliose di libertà. Era l’epoca del posto in banca, della casa con il backyard, dei drive-in, della standardizzazione. Un’America che ha iniziato a esportare il concetto di essere la società perfetta. Sono gli anni in cui il soft power statunitense vive una delle sue stagioni migliori, replicata soltanto negli anni Ottanta dalla sottocultura yuppies.

L’America del Midwest alla riscossa quindi. E l’influenza parte in alto, da Chicago, Minneapolis e dal New England, ma arriva anche a sud, nel rustico e nazionalista Texas. Il conformismo però è così incredibilmente soffocante. Se non hai un posto fisso in una delle società di Corporate America, sei un fallito. Se non hai fondato un’attività imprenditoriale, sei un fallito. Se non hai la suddetta casa con vialetto e giardino sul retro, sei un fallito. E via dicendo. Anche nell’alimentazione il conformismo della società americana del tempo genera classismo. Un esempio? Il PBJ sandwich, che è composto da due fette di pane tostato con all’interno burro d’arachidi e marmellata. In quegli anni diventa lo snack preferito di milioni di madri, che lo preparano ai loro figli. Figli che nascono in una società che lascia poco spazio alla creatività. Nasci, cresci giocando a football o baseball, cerchi di entrare in una delle migliori università della nazione, ti sposi, compri una casa col mutuo, compri un’auto, un cane, e attendi di goderti la pensione svernando in Florida, se hai abbastanza risparmi.

Ecco, Bridwell e gli altri hanno rappresentato, per milioni di americani e non solo, la via d’uscita da questo mondo apparentemente perfetto. Lo stesso mondo che fu descritto nel film Pleasentville, agrodolce commedia del 1998 diretta da Gary Ross. Un mondo che Bridwell e Robbins non sentivano loro. E di conseguenza, cosa potevano fare se non cercare di nuovo la wilderness tanto amata dal presidente Theodore Roosevelt, a cui dobbiamo ancora oggi rendere grazie per la nascita dei National Parks? Detto, fatto. Questo manipolo di hippy iniziò a frequentare Yosemite. E non mancarono le baruffe coi rangers, perché a quel tempo questi spiantati, giovanotti che rifiutavano le regole e le convenzioni della società dell’epoca, era considerati soltanto dei buoni a nulla. Perché scalare delle montagne? Perché cercare di conquistare un pezzo di roccia? Per loro, i temerari del Camp 4 di Yosemite, la risposta era tanto semplice quanto potente. Per loro la scalata era libertà. Nel mezzo della natura si sentivano finalmente liberi da ogni consuetudine. Potevano esprimersi all’ennesima potenza. E innovare, sia sotto il profilo dell’etica sia sotto quello della scalata.

È quasi incredibile che oggi molti giovani scalatori ignorino quanto siano stato innovatore quel gruppo di hippy del Camp 4. Per sfidare le regole e la gravità hanno impegnato ogni singolo neurone. Basti pensare a copperheads e bird beaks, due strumenti che prima non esistevano e che hanno contribuito a elevare l’arrampicata ai livelli che conosciamo ora. Oppure, possiamo pensare alle tecniche di scalata che nessuno aveva mai visto prima. Bridwell, Robbins, Long, Harding e gli altri, nella incredibile corsa per la conquista di El Cap stavano facendo la storia, senza forse nemmeno rendersene conto. Sicuramente, chi non se ne rendeva conto era il resto della società americana. I visionari del Camp 4 erano sempre considerati alla stregua di fuorilegge sfaticati. Ragazzi che invece di trovarsi un lavoro come tutti gli altri preferivano passare le notti in tenda e le giornate appesi a una parete, rischiando la vita a ogni singolo passo.

La società di cui sopra però si è dimenticata di un aspetto fondamentale della vita di Bridwell e compagni. Avevano molta più etica loro che il 70% del resto della popolazione. Rispettavano la natura, rispettavano l’ambiente, rispettavano sé stessi. Del resto, se il tuo parco giochi, è nel mezzo della natura più selvaggia, che senso ha distruggerlo? Nessuno. E infatti gli anni d’oro di Bridwell e del Camp 4 sono anche quelli in cui negli USA rinasce, in modo lento ma irrefrenabile, il concetto di wilderness. Posto da parte proprio da quella società da cui i ragazzi del Camp 4 stavano fuggendo, proprio in Yosemite iniziò a elevarsi il nuovo vento della preservazione delle aree naturali. Hanno dimostrato al mondo intero, senza alcun tipo di sostegno da parte delle istituzioni, che una nuova consapevolezza riguardo la wilderness era non solo possibile, ma anche l’unica via per la sostenibilità del nostro pianeta.

Se oggi l’arrampicata è quella che è, e sta rivivendo una nuova (e secondo molti inaspettata) Età dell’Oro, bisogna ringraziare chi ha saputo andare contro un’intera società. Come Bridwell, Robbins, Harding e via via tutti coloro i quali hanno dato vita al Camp 4. Non è giusto, né per lui né per il movimento che ha rappresentato, piangere la scomparsa di Bridwell. Perché le sue scalate sono immortali, così come il suo stile di vita. E avrete notato che non abbiamo elencato le sue vie. Lo abbiamo fatto per scelta, perché è doveroso che ognuno di noi le conosca piano piano, impari a comprendere l’uomo dietro allo scalatore. Un uomo che ha sfidato le convenzioni e le regole, al fine di rendersi più libero e rendere più libero anche il mondo intorno a sé. In un’era storica in cui sembrava impossibile uscire dagli schemi, Bridwell ha restituito un sogno di libertà perduto da molti. Ha dimostrato che sognare non soltanto era ancora possibile, ma che quel sogno poteva trasformarsi in realtà. Ecco perché non bisogna struggersi del fatto che non sia più con noi. Con la sua esistenza ha ridato forma alle fantasie di migliaia di persone. Persone che ancora oggi vivono secondo quello stile, anche se in modo inconsapevole. Non si piangono i rivoluzionari, perché le loro idee sono più forti della morte. E Bridwell lo ha dimostrato con il suo anticonformismo, unico antidoto alla folle ricerca della perfezione dell’epoca.

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