Brasile, un muro divide chi è pro e chi contro Dilma (1)
San Paolo in Brasile è – dopo Roma – la città dove si trova il maggior numero di italiani nel mondo, apparentemente.
Uno dei simboli di San Paolo è il MASP-Museo di Arte di San Paolo, messo in piedi dal tycoon Assis de Chateaubriand con la supervisione di Pietro Maria Bardi (1900-1999) intellettuale autodidatta già organico al regime fascista, su progetto di Lina Bo Bardi (1914-1992) la più importante architetto donna del ‘900. Similmente ad altri “Italiani sull’Oceano”, i coniugi Bardi arrivano in Brasile dall’Italia subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1946; nel 1951 assumono cittadinanza brasiliana.
Differentemente da altre città del mondo, a San Paolo accade che se sei in una riunione e parli, ad esempio, inglese, dopo un po’ salta fuori inevitabilmente qualcuno che ti risponde in italiano.
Ora, non ho chiaro se, in Italia ed in Europa, ci sia consapevolezza di quello che si sta vivendo qui – leggo nella stampa internazionale ormai più di una evidenza, in qualche caso ben argomentata.
Certamente l’immagine diffusa con il “muro di Brasilia” (Guardian) in costruzione per dividere i manifestanti in favore da quelli contro l’impeachment della Presidente Dilma Rousseff è fortissima. Pur essendo la stessa immagine stranamente calcistica – come notava un amico imprenditore di qua – credo contribuisca a superare in modo deciso il cliché del Brasile “Paese del ballo e dell’ammmore” equivalente in lucidità e pertinenza al “pizza e mandolino” per l’Italia.
Nel merito, in sintesi: la camera del parlamento di Brasilia si è espressa tre giorni fa a favore dell’impeachment della presidente Dilma Rousseff – già guerrigliera combattente contro il regime militare che ha tenuto in mano il Paese dal 1964 al 1985 – democraticamente eletta prima donna presidente del Brasile nel 2010, quindi rieletta nell’ottobre 2014, nelle file del PT (Partito dei Lavoratori).
Le vengono contestati violazione della legge di bilancio ed improbità amministrativa, dato che avrebbe sostenuto con fondi delle banche pubbliche parte del bilancio della società a prevalente capitale pubblico Petrobras. La quale ultima stava attraversando una fase difficilissima dovuta allo “scandalo Petrobras” che ha poi generato la inchiesta “Operação Lava Jato” (vedi lista di politici indagati) – volendo tradurre, una sorta di “Mani Pulite” italiana, tuttavia con legami internazionali di ben altra portata dato l’oggetto, il petrolio appunto.
Tra i principali accusatori della presidente Dilma sono il presidente della Camera bassa Eduardo Cunha – che ha doppio passaporto italo-brasiliano essendo la madre originaria di Castelluccio Inferiore, in Basilicata, insieme ad un processo in corso presso il Supremo Tribunale Federale perchè avrebbe intascato 40milioni di dollari in bustarelle .
Questo schema circolato in rete aiuta a comprendere la geografia umana del primo voto della camera, appunto risultato favorevole all’impeachment: tra i 38 deputati che hanno votato SI (in verde), 35 risultano avere processi per corruzione in corso (testa evidenziata in colore nero); tra i 27 deputati che hanno votato NO all’impeachment, 2 hanno processi in corso.
Aggiungono pepe alla questione i nomi dei notabili comparsi nei molto discussi Panama Papers. Stavolta senza schema colorato – oltre ai nomi di Platini, Messi, Berlusconi, Almodovar etc. – circolano qui quelli dei deputati brasiliani Newton Cardoso Jr., João Lyra, di Eduardo Cunha sopra ricordato, del senatore Edison Lobão già Ministro dell’Energia e delle Risorse Minerarie, oltre che del già Presidente del Supremo Tribunale Federale Joaquim Barbosa.
Intanto da un paio di mesi circa nelle principali città del Paese si susseguono manifestazioni PRO o CONTRO l’impeachment. I numeri dei partecipanti sono da entrambe le parti impressionanti.
Come sono impressionanti i commenti e le riflessioni che – un po’ come “gringo”, dato che sono italiano ma il mio portoghese è ancora assai improbabile – ricevo da amici ed autorevoli colleghi.
Il clima sembra quello di uno scontro duro fomentato dalla destra storica conservatrice che – liquidando Dilma, liquiderebbe anche l’esperienza del Partito dei Lavoratori, quindi della sinistra post-Lula. La quale sinistra, nelle piazze, ha denunciato l’eventuale impeachment di Dilma identificandolo come “golpe” in palese violazione ai principi della giovane democrazia del Paese.
Di certo, in questo momento, la Presidente è costretta a difendersi con molte promesse non mantenute, cosa che ha spinto alcuni ex-sostenitori, anche tra le generazioni più giovani, a vedere nella sua caduta una opportunità di cambiamento.
Mentre è il fantasma della dittatura – che con il golpe del 1964 tenne il Paese in mano per un ventennio, fino al 1985 – ad aleggiare nelle menti di coloro che, come Caetano Veloso e Gilberto Gil, ne hanno tuttora ben chiaro il ricordo personale essendo stati prima arrestati, quindi esiliati.
https://www.youtube.com/watch?v=HqK4eNr2W1g
Se questa rapida sintesi è stata di qualche utilità, torneremo sui molti aspetti della vicenda.
Sarà che – come sostiene FORBES – l’impeachment della Presidente servirà (ad altri) a chiudere lo “scandalo Petrobras”?
Intanto la sorte di Dilma è nelle mani del Senato, che dovrà decidere in questo fine settimana. I brasiliani sembrano divisi da un muro; noi italiani, casomai, dalle trivelle.
Giacomo “Piraz” Pirazzoli, RJ 15 aprile 2016
altri:
17 aprile: OGGI IN BRASILE “IMPEACHMENT” O “NO GOLPE”: UNA VISUAL STORY (02)
18 aprile 2016: A RIO DE JANEIRO, LA NOTTE DEL “GOLPE” SOFT – BRAZILLIAN FILES 03
3 Commenti
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Nell’era della Seconda Repubblica Italiana la politica internazionale è divenuta un orpello, vedi Gentiloni alla Farnesina. Eppure per i tantissimi intrecci storici che ci legano al Brasile un po’ dovrebbe importarci di ciò che sta avvenendo. Mi pare che si voti stanotte o sbaglio? Una democrazia così fragile come quella brasiliana avrebbe bisogno di maggior attenzione. Penso purtroppo che si tratti di un golpe mascherato. La tecnica dagli anni ’60-’70 si è affinata. Dacci notizie
sì, ho scritto altri due pezzi di seguito e li ho pure linkati. Purtroppo non ho modo di seguire la stampa italiana, ma quella internazionale mi pare stia spiegando le cose con attenzione.
Na Itália, votei pela limitação da perfuração dos campos de petróleo. No Brasil contra o golpe.