A Rio de Janeiro, la NOTTE DEL “GOLPE soft” – Brazillian files 03
Dopo che le italiche trivelle son naufragate nel quorum (e dopo i due precedenti Brazillian Files 01 e 02) ecco a grande richiesta qualche immagine da iPhone della diretta TV dell’impeachment della presidente Dilma Rousseff così come è stato vissuto nei bar di Rio de Janeiro (zona Botafogo, per l’esattezza).
All’inizio c’era atmosfera di sospensione – la zona è abbastanza popolare, ed i bar popolari lo sono sempre, anche qui. Forse qualche simpatia a sinistra, a giudicare dalle imprecazioni per gli interventi dei favorevoli a questo impeachment “tecnicamente strano” espresso dal parlamento nei confronti della Presidente eletta dal popolo.
Procedono in questo clima le dichiarazioni di voto individuali – basate essenzialmente su brevi discorsi, anche curiosi, di vario tipo; in pochissimi casi appaio focalizzate nel merito dei capi di imputazione contestati, che la stampa internazionale giudica unanimemente inconsistenti.
Crescono intanto i numeri dei SI all’impeachment, e forse subentra un clima di sfiducia – o di frustrazione dovuta alla passività della condizione dello spettatore – per cui la gente un po’ si distrae.
Qualche locale si svuota. Restano le TV accese ad inquadrare la scena del parlamento – una scena spesso tumultuosa con i deputati che producono dichiarazioni sempre meno pertinenti rispetto all’oggetto.
Volendo forzare un confronto, il clima è comunque diverso da quel 7 luglio del 2014 di Germania-Brasile 7 a 1 spesso descritto come una tragedia me che in realtà dal vivo non lo fu. Allora stavamo nella piazza a Rio Vermelho (Salvador da Bahia) dove è la ben nota statua-panchina di Jorge Amado, ed alcuni bar. In quel caso già dal 30′ del secondo tempo il DJ cominciò a suonare, indipendentemente dalla partita persa.
Stavolta niente DJ. Solo, al momento in cui il presidente della Camera ha comunicato che era stato raggiunto il numero dei voti necessario per estromettere Dilma dal suo servizio, nel quartiere si è cominciato ad udire qualche grido, e per festeggiare sono stati esplosi dei botti.
Niente altro, almeno qui.
Qualche elemento per quanto riguarda l’oggi.
In Brasile c’è un precedente nel procedimento di impeachment al presidente: era stato avviato con Fernando Collor de Mello – classe 1949, eletto presidente a 31 anni nel 1990, restato in carica per due anni, fino al 1992. Le accuse nel caso erano circostanziate: si trattava di corruzione, evasione fiscale ed esportazione di valuta; si dimise volontariamente a qualche ora dal compimento del procedimento – quindi in una fase più avanzata rispetto a quella in cui attualmente si trova Dilma Rousseff. Fu interdetto dai pubblici uffici per 8 anni, dopodiché è tornato all’attività politica.
Oggi, pensare che la Presidente eletta nella più grande democrazia sudamericana venga estromessa dai suoi uffici con una mossa di palazzo a fronte di capi di imputazione non riscontrabili oggettivamente per noi occidentali è incomprensibile.
Può forse aiutarci a capire una breve ed incisiva frase della già ricordata architetta italiana di nascita e brasiliana di adozione Lina Bo Bardi che – dopo aver trascorso “cinque anni tra i bianchi” dal 1959 al 1964 (data in cui il Brasile cadde in mano alla dittatura) a Salvador de Bahia – cominciò a sottolineare sistematicamente che “Il Brasile non è Oriente e non è Occidente: il Brasile è Africa”. Con questo, apparentemente, gli strumenti di conoscenza e di ragionevolezza che vengono dalla cultura occidentale, qui servono a poco.
E’ vero che anche la ricchezza – e la diseguaglianza – sono diverse: basti pensare che sia a San Paolo che Rio in cielo qualche elicottero c’è sempre: e non si tratta del ricco che va in giro con la Ferrari – un giocattolo che costa meno di 1 milione di euro – ma di aggeggi che sostano da 20 a 50 milioni di euro ciascuno. Se ti invitano a visitare una fazenda qui, aspettati qualcosa grande tipo la provincia di Varese. Poi ci sono le favelas.
Anche se la globalizzazione pare aver portato qualche omogeneità rispetto ad alcune pratiche; questo par di capire infatti da qualche giornale di oggi che si scaglia contro il chairman dell’impeachment e presidente della camera Cunha perché qualcuno lo vorrebbe immediatamente sollevato dalle accuse nell’ambito dell’inchiesta Lava-Jato del giudice federale Sergio Moro.
Chico Buarque, uno dei padri della patria musicale carioca, che anche nei giorni passati si è esposto pubblicamente contro l’impeachment in favore del mantenimento dei principi democratici, cantava così https://www.youtube.com/watch?v=P6C5bZOr3xQ
Uno stimatissimo collega e caro amico concludeva la serata di ieri in un modo che rievoca Eugenio Montale, scrivendo nel suo profilo Facebook:
“Anoiteceu no Brasil. Espero que não dure 20 anos.” [Annotta in Brasile. Spero non duri 20 anni]
Giacomo “Piraz” Pirazzoli, RJ 18 aprile 2016
precendenti:
15 aprile 2016: BRASILE, UN MURO DIVIDE CHI È PRO E CHI CONTRO DILMA (01)
17 aprile 2016: OGGI IN BRASILE “IMPEACHMENT” O “NO GOLPE”: UNA VISUAL STORY (02)
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