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Valentino non ce l’ha fatta, ma ci alziamo ad applaudire il più grande di tutti
Ammettiamolo: abbiamo sperato in un esito diverso. Abbiamo sperato che, sorpasso dopo sorpasso, Valentino Rossi potesse arrivare a quell’agognato secondo posto, che avrebbe avuto un sapore dolce: la vittoria del titolo di MotoGp 2015, dopo un’impresa da scrivere nei libri di storia, non solo del motomodiale ma dello sport in generale. Partire dall’ultima posizione della griglia di partenza e infilare tutti gli avversari, superando l’umanissima tensione che ha sovraccaricato l’attesa della corsa di Valencia, l’ultimo atto di una stagione che si è conclusa con la rottura di rapporti personali.
Io almeno, lo ammetto, che dopo lo scatto prodigioso alla partenza e la seguente rimonta da film, ho sperato che Valentino Rossi potesse abbattere il muro della razionalità, radere al suolo le fondamenta della ragione che ovviamente alla vigilia della corsa aveva portato a farmi credere un fatto: in fondo sarebbe stato già un miracolo terminare al quarto posto, alle spalle dei Grandi Favoriti, Lorenzo, Marquez e Pedrosa. Insomma, avevo sognato che quel numero 46 in sella alla Yamaha potesse regalare un risultato capace di andare oltre lo sport in sé, di travalicare la simpatia o l’antipatia per una persona e scavalcare il significato di una vittoria mondiale. Perché quel risultato avrebbe riguardato una dimensione diversa, la dimensione del sogno. Quella che lo sport riesce ad alimentare come poche altre cose sulla faccia della Terra.
Poi, la dimensione del sogno – ahimè – è stata costretta a ritrarsi di fronte all’aridità dei fatti: Valentino Rossi era quarto con un deserto di distanza da Dani Pedrosa, che con la sua Honda continuava a girare con tempi più veloci rispetto alla Yamaha del Dottore. Allora la speranza ha ceduto il passo alla consapevolezza, dal retrogusto molto simile alla sconfitta: il destino di Valentino Rossi era nelle mani degli spagnoli, di Marc Marquez e Dani Pedrosa. E come sia andata è sotto gli occhi di tutti. Tanto che del Gran Premio di Valencia preferisco portare con me la prima parte, quella che ha avuto un senso. Con l’insegnamento che a 36 anni puoi ancora competere con chi ha la freschezza della prima gioventù.
È vero: Valentino non ce l’ha fatta, ma ci alziamo lo stesso ad applaudire il più grande di tutti. Perché – come solo i grandi fenomeni riescono a fare – ha incollato alla televisione milioni di persone che nemmeno sanno le regole della MotoGp, né conoscono i nomi degli protagonisti. Valentino Rossi ha fatto innamorare della motocicletta anche chi finora non aveva mai visto una corsa. E in questo caso non c’è classifica che tenga: e il merito è stato suo.
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